".."Non riesco a capire" disse Alice." E' molto confuso!"
"Queste sono le conseguenze di vivere a rovescio" disse la Regina gentilmente." Dapprincipio ci si sente un po' storditi…".."
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Lo Specchio è un oggetto affascinante: tutto ciò che contiene ci è noto e sappiamo che è reale eppure non è concreto perciò, istantaneamente, diventa falso. Il primo passo alla scoperta di sé stessi è riconoscere la propria immagine e riflettersi nello specchio è come vedersi da fuori, come ci vedono gli altri, come "siamo". Spesso accade di osservarci e non riconoscerci perché l'immagine mentale non corrisponde a quella che si vede lì, come se fosse un estraneo che ci punta gli occhi addosso. Lo specchio è uno strumento assoluto di verità concreta in cui possiamo scrutarci come sotto un vetrino al microscopio e al tempo stesso essere totalmente ingannati perché la nostra verità, in quel momento, è solo quella che esso contiene dentro ai suoi confini e non oltre. Se poi sotto a uno specchio c'è un abisso di acqua scura e forse melmosa, i confini, al contrario, si perdono. Sotto si può trovare di tutto, come mota, pesci, spazzatura, piante, qualcuno che nuota, così come la distesa piatta del mare nasconde correnti e cose che vanno e vengono e che sono visibili quando l'acqua non è torbida. Tutto può essere contenuto lì sotto, così come sotto di noi, più dentro a quel riflesso di superficie che ci illudiamo di poter catturare come Narciso.
Anche il mondo sotterraneo dell'acqua risponde a regole diverse da quello nostro: lì non si può respirare, non si può avere lo stesso tipo di sensazione tattile, tutto è attutito, rumori, suoni, luci, non si parla, può essere sempre molto freddo e, in certi casi molto buio. Il mondo acquoso della nostra psiche è identico, indipendente, segue leggi proprie e, come sostiene Jung, l'inconscio non è un "mondo psichico speculare", cioè non corrispondente ad
un riflesso, forse un po' deformato, della realtà, ma è un territorio totalmente diverso che non reagisce a processi logici come noi coscientemente seguiamo. Così come nel profondo di un lago il colore nero dell'abisso ci fa paura perché contiene l'ignoto, altrettanto la voragine della nostra anima segue codici segreti che non immaginiamo neanche.
Anche il Mondo dello Specchio ha le sue norme, le cose sono a rovescio o assumono si
gnificati diversi da quelli che dovrebbero avere, così come l'acqua e tutte le sostanze ad essa connesse. Alice ha sete e le viene offerto un biscotto dalla Regina Rossa per rinfrescarla e i ruscelli servono a delimitare lo spazio della scacchiera scorrendo paralleli l'uno all'altro. Nel capitolo dal titolo Gli Insetti dello Specchio, il Cavallo dice che bisogna saltare un ruscello (la mossa del gioco) stando sul treno ed Alice, in seguito ad una scossa, afferra la barba della Capra seduta nel vagone con lei ma "…la barba sembrò liquefarsi, non appena la toccò, ed Alice si trovò tranquillamente seduta sotto un albero…". La Capra o Caprone è nell'iconografia tradizionale legata al Maligno o al Satiro, il Pan dei boschi dedito a sfrenatezze, soprattutto sessuali, simbolo comunque legato al sesso. In un certo senso Alice accostandosi ai sensi ne può sublimare e annullare l'implicazione trasformandolo in liquido e quindi in purezza come, all'inverso, il liquido può rappresentare il liquido seminale. Nella poesia del Tricheco e il Falegname "le onde del mare sono tutte bagnate" e le ostriche che ne escono fuori sono come bambini che gridano e giocano e poi vengono mangiate da  due strani personaggi, un po' come gli Orchi delle favole, che rappresentano la figura del pedofilo.Un capitolo, nel particolare, è intitolato Lana e Acqua (cap.5) e qui, la piccola Alice, insieme alla Regina Bianca attraversa un piccolo ruscello e all'improvviso quest'ultima si trasforma in una pecora che lavora a maglia dentro ad una piccola e oscura bottega zeppa di strani oggetti difficili da definire che si muovono e camminano sul soffitto. Poi gli uncinetti della Pecora, in mano ad Alice, si trasformano in remi e le due si ritrovano in una barca che naviga tra due rive "..C'era qualcosa di strano nell'acqua-pensò-perché qua e là i remi affondavano rapidamente e poi facevano resistenza quando si cercava di tirarli fuori..". Alice ha paura di colpire un granchio, la barca scivola tranquilla tra le alghe e le due rive, vuole cogliere un giunco e chiede alla Pecora, invelenita perché la bimba non rema come vuole, se può fermare la barca. La Pecora dice ad Alice che se smette di remare la barca si ferma da sola, così lei smette di remare e affonda le braccia nell'acqua fino al gomito per prendere i giunchi. "..Per un bel pezzo Alice dimenticò la Pecora e il suo lavoro a maglia e rimase curva sul bordo della barca, con la punta dei capelli nell'acqua e gli occhi che le luccicavano, mentre ammucchiava uno dopo l'altro i cari giunchi odorosi…Non erano andate molto avanti, quando a un tratto la pala di un remo affondò rapidamente nell'acqua e non voleva risalire..". Alice fissa cauta l'acqua scura. ".."Ci sono granchi, qui?" disse Alice. "Granchi e un sacco d'altre cose" disse la Pecora." C'è abbondanza di scelta, basta che tu faccia attenzione.."..".A un tratto la barca, i remi, tutto svanisce e si ritrovano nuovamente nella minuscola bottega dove poi scopre esserci un albero e un ruscello. Naturalmente Carroll poteva solo intuire tramite la creazione artistica i meccanismi dell'inconscio catturandoli attraverso una scrittura di getto, di cose che gli venivano in mente. Tutto l'episodio è incentrato sulla figura della Madre. La Regina Bianca è la versione positiva del simbolo materno e la sua trasformazione in Pecora petulante che lavora a maglia è, in sé, identificazione di un ambiente apparentemente rassicurante ma, a mio avviso, anche concretizzazione della visione mentale di Alice della immagine materna, mentre la bottega, come anche la casa sono rappresentazioni dell'interiorità, del sé. Visto che il luogo è stretto e oscuro e dà veramente l'idea del profondamente nascosto, dello spazio intimo popolato da oggetti indefinibili che sono le immagini, i pensieri, le sensazioni protette dal nostro inconscio, ricorda l'utero, contenitore raccolto e scuro. Quando la bottega poi si trasforma in fiume è un richiamo alle acque uterine. L'acqua di per sé è anche simbolo materno e, come si sa, il bambino nella pancia della mamma galleggia in un liquido temperato e buio, protettivo sia fisicamente che psicologicamente. Proprio per questo, la tendenza dell'uomo è di cercare di rientrarci sempre, di creare un sostituto che gli permetta di ritornare lì. Così costruisce o crea abitazioni che più glielo ricordino, situazioni o ambienti che lo facciano sentire protetto in un utero interiore, qualcosa o qualcuno, insomma, che lo ricolleghi a quel posto magico e sospeso, prima del tremendo trauma della nascita, quando si arriva da un luogo caldo, buio, attutito, difeso e ci si trova sbattuti al freddo, alla luce accecante, con un gran casino intorno, dove non ci sono più confini morbidi che possiamo toccare ma tutto è grande e dispersivo. In un certo senso Alice fa lo stesso tentativo, oltrepassando lo Specchio, come se tentasse di ritornare indietro, dentro l'utero, in un utero che è sia la madre che sé stessa, anche perché, suppongo che il bimbo nella pancia, non potendo vivere una vita di relazione, ma sopravvivendo solo tramite la madre, viva una realtà psichica fortissima, così come chi è inchiodato in qualche modo corporalmente o vive una vita poco concreta trasferisce o sviluppa molto di più la realtà interiore. Il bambino lo fa senza filtri, lasciando fluire liberamente la corrente dell'inconscio: "..Alice.. si faceva strada a tentoni tra i tavoli e le sedie, poiché in fondo alla bottega c'era molto buio..".
Credo che sia la resistenza che crea il conflitto con noi stessi, nel senso che una accettazione senza pregiudizi di quel che siamo farebbe di noi esseri liberi e ci permetterebbe veramente di ritornare indietro, anche perché il bambino di per sé nasce e teoricamente crescerebbe senza nevrosi, proprio per l'assenza di tabù, ma eredita e sviluppa quelle della madre, in una sorta di ereditarietà psicologica. Addirittura certe ricerche fanno risalire determinate malattie al periodo fetale, come l'anoressia che è una patologia tipica di un "malato" rapporto con la madre. Non so se questo sia possibile, certo è che la mente del bambino, proprio perché non ha difese è morbida e influenzabile come una spugna e raccoglie qualsiasi genere d'acqua sia quella fresca e limpida che quella putrida e ferma. La piccola e oscura Bottega di Alice acquista anche contorni tetri, perché, così come ogni cosa, contiene sé e il suo contrario; così come la Vita e la Morte sono strettamente collegati, la Madre è fonte di esistenza come generatrice e sostentamento ma, proprio perché in natura non c'è legame altrettanto forte, è anche estrema dipendenza psicologica ed è praticamente impossibile tagliare il cordone ombelicale nel profondo di sé, un condizionamento psichico che come un'impronta digitale ci segna per sempre: da Madre generatrice a Madre divoratrice.
Nella Bottega ci sono l'albero e il ruscello che sono entrambi simboli materni: "..Intanto continuava a camminare, meravigliandosi sempre più a ogni passo che faceva, perché tutte le cose si trasformavano in alberi non appena lei si avvicinava, tanto che Alice si aspettava che da un momento all'altro anche l'uovo diventasse un albero..". Solitamente l'albero è simbolo sia maschile che femminile, rappresentando il rapporto madre-figlio. Molti miti antichi fanno riferimento all'albero come personificazione di divinità femminili o, come nel mito di Osiride, esso era contenuto nell'albero materno come fosse un utero; comunque, raramente, è sinonimo di positività, più spesso è emblema di rapporto "malato". Io non sono una analista e posso chiaramente sbagliare ma a me tutta questa trasformazione in alberi mi rafforza il simbolo materno, cioè l'inevitabile ricondurre ogni cosa, episodio, persona, gioia e disgrazia a questo benedetto rapporto con la madre che permea come un virus tutta la nostra vita: in effetti se fossimo davvero coscienti di tutto questo penso che il "coccolone" impedirebbe di continuare la specie. Oltretutto, alla fine del capitolo, Alice trova l'Uovo, che nel capitolo successivo è Humpy Dumpy- Tombolo Dondolo (l'Uomo-Uovo) e l'uovo, da che mondo è mondo, è simbolo di creazione, di nascita, dell'universo, di organo riproduttivo, di utero. Alice si aspetta che anche questo si trasformi in albero ed è come se la madre sia già in sé concepita, contiene allo stesso tempo madre e figlia in quest'ordine e viceversa. Esiste un momento in cui le due identità si mescolano (grandiosa affermazione di Jung), come se dalle acque materne nascesse prima la madre stessa e poi il figlio. Per quanto riguarda Alice mi sembra che tutto l'episodio ripercorra strettamente la sua identità femminile, il suo percorso da uovo-acqua-albero e poi ancora all'indietro, una ricerca del ritorno alle proprie radici, quelle del grembo materno e alla propria maternità, come essere trascinata nel grande fluire dell'acqua primordiale, nel fiume della vita che non ha inizio né fine.
Mi ha colpito molto un episodio descritto da Jung a proposito di un sogno di una sua paziente nel Due testi di psicologia analitica, (Bollati Boringhieri,1993): "..Ella è in procinto di varcare un largo ruscello. Non ci sono ponti. La donna però riesce a trovare un punto in cui potrà passare dall'altra parte. Mentre sta per farlo, un grosso granchio che stava celato nell'acqua l'afferra al piede e non la lascia più. Si sveglia con una sensazione di angoscia..". Ovviamente non può esserci un'analisi identica perché ogni caso è a sé stante ma mi ha molto colpito la similarità degli oggetti: il ruscello, la difficoltà a passarlo o a navigarlo e il granchio. Sempre Jung in Psicologia dell'incoscio(18), afferma: "..L'acqua che si presenta nei sogni come ostacolo sembra indicare la madre, cioè la regressione della libido. Attraversare l'acqua significa quindi aver ragione della resistenza, cioè della madre quale simbolo del desiderio di uno stato simile al sonno o alla morte..". Il granchio è nel sogno sia associato al cancro, perciò alla morte, sia ad una amica-madre: "..La sognatrice è il sogno nella sua interezza: è il ruscello, il guado e il granchio, il che significa che ogni immagine particolare del sogno è un'espressione di condizioni e di tendenze presenti nell'inconscio del soggetto… La paziente non si rende conto che l'ostacolo da superare è in lei stessa.. il granchio è nascosto nel ruscello, sotto il pelo dell'acqua, e che prima la donna non l' ha visto. Non ha visto cioè le relazioni inconsce che abbiamo spiegato poco fa; stavano nascoste nell'acqua. Ma il ruscello è l'ostacolo che impedisce di proseguire. A bloccare la paziente sono state proprio queste relazioni inconsce che la tenevano legata all'amica. L'ostacolo era l'inconscio. L'acqua equivale dunque all'inconscio o, meglio ancora, all'incoscienza, il fatto di essere nascosto; anche il granchio è l'inconscio, ma è il contenuto dinamico che si nasconde nell'inconscio…".

 

 


I sogni di Alice non sono poi così irreali.
(17) Carroll L., Alice nel mondo dello Specchio, BUR, Milano, 1992, cap. 5.
(18) Nota a piè di pagina contenuta in C.G.Jung, Simboli della Trasformazione, Bollati Boringhieri, Torino 1992.
Illustrazioni
Lewis Carroll, Alice nel Mondo dello Specchio, BUR, Milano, 1992.
ibidem.