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".."Non riesco a capire" disse Alice." E' molto confuso!"
"Queste sono le conseguenze di vivere a rovescio" disse la Regina gentilmente." Dapprincipio ci si sente un po' storditi…".."
(17)
Lo Specchio è un
oggetto affascinante: tutto ciò che contiene ci è noto e sappiamo che è reale
eppure non è concreto perciò, istantaneamente, diventa falso. Il primo passo
alla scoperta di sé stessi è riconoscere la propria immagine e riflettersi
nello specchio è come vedersi da fuori, come ci vedono gli altri, come
"siamo". Spesso accade di osservarci e non riconoscerci perché
l'immagine mentale non corrisponde a quella che si vede lì, come se fosse un
estraneo che ci punta gli occhi addosso. Lo specchio è uno strumento assoluto
di verità concreta in cui possiamo scrutarci come sotto un vetrino al
microscopio e al tempo stesso essere totalmente ingannati perché la nostra
verità, in quel momento, è solo quella che esso contiene dentro ai suoi
confini e non oltre. Se poi sotto a uno specchio c'è un abisso di acqua scura e
forse melmosa, i confini, al contrario, si perdono. Sotto si può trovare di
tutto, come mota, pesci, spazzatura, piante, qualcuno che nuota, così come la
distesa piatta del mare nasconde correnti e cose che vanno e vengono e che sono
visibili quando l'acqua non è torbida. Tutto può essere contenuto lì sotto,
così come sotto di noi, più dentro a quel riflesso di superficie che ci
illudiamo di poter catturare come Narciso.
Anche il mondo sotterraneo dell'acqua risponde a regole diverse da quello
nostro: lì non si può respirare, non si può avere lo stesso tipo di
sensazione tattile, tutto è attutito, rumori, suoni, luci, non si parla, può
essere sempre molto freddo e, in certi casi molto buio. Il mondo acquoso della
nostra psiche è identico, indipendente, segue leggi proprie e, come sostiene
Jung, l'inconscio non è un "mondo psichico speculare", cioè non
corrispondente ad un riflesso, forse un
po' deformato, della realtà, ma è un territorio totalmente diverso che non
reagisce a processi logici come noi coscientemente seguiamo. Così come nel
profondo di un lago il colore nero dell'abisso ci fa paura perché contiene
l'ignoto, altrettanto la voragine della nostra anima segue codici segreti che
non immaginiamo neanche.
Anche il Mondo dello Specchio ha le sue norme, le cose sono a rovescio o
assumono significati diversi da
quelli che dovrebbero avere, così come l'acqua e tutte le sostanze ad essa
connesse. Alice ha sete e le viene
offerto un biscotto dalla Regina Rossa per rinfrescarla e i ruscelli servono a
delimitare lo spazio della scacchiera scorrendo paralleli l'uno all'altro. Nel
capitolo dal titolo Gli Insetti dello
Specchio, il Cavallo dice che bisogna saltare un ruscello (la mossa del
gioco) stando sul treno ed Alice, in seguito ad una scossa, afferra la barba
della Capra seduta nel vagone con lei ma "…la barba sembrò liquefarsi,
non appena la toccò, ed Alice si trovò tranquillamente seduta sotto un
albero…". La Capra o Caprone è nell'iconografia tradizionale legata al
Maligno o al Satiro, il Pan dei boschi dedito a sfrenatezze, soprattutto
sessuali, simbolo comunque legato al sesso. In un certo senso Alice accostandosi
ai sensi ne può sublimare e annullare l'implicazione trasformandolo in liquido
e quindi in purezza come, all'inverso, il liquido può rappresentare il liquido
seminale. Nella poesia del Tricheco e il Falegname "le onde del mare sono
tutte bagnate" e le ostriche che ne escono fuori sono come bambini che
gridano e giocano e poi vengono mangiate da
due strani personaggi, un po' come gli Orchi delle favole, che
rappresentano la figura del pedofilo.Un capitolo, nel
particolare, è intitolato Lana e Acqua
(cap.5) e qui, la piccola Alice, insieme alla Regina Bianca attraversa un
piccolo ruscello e all'improvviso quest'ultima si trasforma in una pecora che
lavora a maglia dentro ad una piccola e oscura bottega zeppa di strani oggetti
difficili da definire che si muovono e
camminano sul soffitto. Poi gli uncinetti della Pecora, in mano ad Alice, si
trasformano in remi e le due si ritrovano in una barca che naviga tra due rive "..C'era
qualcosa di strano nell'acqua-pensò-perché qua e là i remi affondavano
rapidamente e poi facevano resistenza quando si cercava di tirarli
fuori..". Alice ha paura di colpire un granchio, la barca scivola
tranquilla tra le alghe e le due rive, vuole cogliere un giunco e chiede alla
Pecora, invelenita perché la bimba non rema come vuole, se può fermare la
barca. La Pecora dice ad Alice che se smette di remare la barca si ferma da
sola, così lei smette di remare e affonda le braccia nell'acqua fino al gomito
per prendere i giunchi. "..Per un bel pezzo Alice dimenticò la Pecora e il
suo lavoro a maglia e rimase curva sul bordo della barca, con la punta dei
capelli nell'acqua e gli occhi che le luccicavano, mentre ammucchiava uno dopo
l'altro i cari giunchi odorosi…Non erano andate molto avanti, quando a un
tratto la pala di un remo affondò rapidamente nell'acqua e non
voleva risalire..". Alice fissa cauta l'acqua scura. ".."Ci
sono granchi, qui?" disse Alice. "Granchi e un sacco d'altre
cose" disse la Pecora." C'è abbondanza di scelta, basta che tu faccia
attenzione.."..".A un tratto la barca, i remi, tutto svanisce e si
ritrovano nuovamente nella minuscola bottega dove poi scopre esserci un albero e
un ruscello. Naturalmente Carroll poteva solo intuire tramite la creazione
artistica i meccanismi dell'inconscio catturandoli attraverso una scrittura di
getto, di cose che gli venivano
in mente. Tutto l'episodio è incentrato sulla figura della Madre. La Regina
Bianca è la versione positiva del simbolo materno e la sua trasformazione in
Pecora petulante che lavora a maglia è, in sé, identificazione di un ambiente
apparentemente rassicurante ma, a mio avviso, anche concretizzazione della
visione mentale di Alice della immagine materna, mentre la bottega, come anche
la casa sono rappresentazioni dell'interiorità, del sé. Visto che il luogo è
stretto e oscuro e dà veramente l'idea del profondamente nascosto, dello spazio
intimo popolato da oggetti indefinibili che sono le immagini, i pensieri, le
sensazioni protette dal nostro inconscio, ricorda l'utero, contenitore raccolto
e scuro. Quando la bottega poi si trasforma in fiume è un richiamo alle acque
uterine. L'acqua di per sé è anche simbolo materno e, come si sa, il bambino
nella pancia della mamma galleggia in un liquido temperato e buio, protettivo
sia fisicamente che psicologicamente. Proprio per questo, la tendenza dell'uomo
è di cercare di rientrarci sempre, di creare un sostituto che gli permetta di
ritornare lì. Così costruisce o crea abitazioni che più glielo ricordino,
situazioni o ambienti che lo facciano sentire protetto in un utero interiore,
qualcosa o qualcuno, insomma, che lo ricolleghi a quel posto magico e sospeso,
prima del tremendo trauma della nascita, quando si arriva da un luogo caldo,
buio, attutito, difeso e ci si trova sbattuti al freddo, alla luce accecante,
con un gran casino intorno, dove non ci sono più confini morbidi che possiamo
toccare ma tutto è grande e dispersivo. In un certo senso Alice fa lo stesso
tentativo, oltrepassando lo Specchio, come se tentasse di ritornare indietro,
dentro l'utero, in un utero che è sia la madre che sé stessa, anche perché,
suppongo che il bimbo nella pancia, non potendo vivere una vita di relazione, ma
sopravvivendo solo tramite la madre, viva una realtà psichica fortissima, così
come chi è inchiodato in qualche modo corporalmente o vive una vita poco
concreta trasferisce o sviluppa molto di più la realtà interiore. Il bambino
lo fa senza filtri, lasciando fluire liberamente la corrente dell'inconscio:
"..Alice.. si faceva strada a tentoni tra i tavoli e le sedie, poiché in
fondo alla bottega c'era molto buio..".
Credo che sia la resistenza che crea il conflitto con noi stessi, nel senso che
una accettazione senza pregiudizi di quel che siamo farebbe di noi esseri liberi
e ci permetterebbe veramente di ritornare indietro, anche perché il bambino di
per sé nasce e teoricamente crescerebbe senza nevrosi, proprio per l'assenza di
tabù, ma eredita e sviluppa quelle della madre, in una sorta di ereditarietà
psicologica. Addirittura certe ricerche fanno risalire determinate malattie al
periodo fetale, come l'anoressia che è una patologia tipica di un
"malato" rapporto con la madre. Non so se questo sia possibile, certo
è che la mente del bambino, proprio perché non ha difese è morbida e
influenzabile come una spugna e raccoglie qualsiasi genere d'acqua sia quella
fresca e limpida che quella putrida e ferma. La piccola e oscura Bottega di
Alice acquista anche contorni tetri, perché, così come ogni cosa, contiene sé
e il suo contrario; così come la Vita e la Morte sono strettamente collegati,
la Madre è fonte di esistenza come generatrice e sostentamento ma, proprio
perché in natura non c'è legame altrettanto forte, è anche estrema dipendenza
psicologica ed è praticamente impossibile tagliare il cordone ombelicale nel
profondo di sé, un condizionamento psichico che come un'impronta digitale ci
segna per sempre: da Madre generatrice a Madre divoratrice.
Nella Bottega ci sono l'albero e il ruscello che sono entrambi simboli materni:
"..Intanto continuava a camminare, meravigliandosi sempre più a ogni passo
che faceva, perché tutte le cose si trasformavano in alberi non appena lei si
avvicinava, tanto che Alice si aspettava che da un momento all'altro anche
l'uovo diventasse un albero..". Solitamente l'albero è simbolo sia
maschile che femminile, rappresentando il rapporto madre-figlio. Molti miti
antichi fanno riferimento all'albero come personificazione di divinità
femminili o, come nel mito di Osiride, esso era contenuto nell'albero materno
come fosse un utero; comunque, raramente, è sinonimo di positività, più
spesso è emblema di rapporto "malato". Io non sono una analista e
posso chiaramente sbagliare ma a me tutta questa trasformazione in alberi mi
rafforza il simbolo materno, cioè l'inevitabile ricondurre ogni cosa, episodio,
persona, gioia e disgrazia a questo benedetto rapporto con la madre che permea
come un virus tutta la nostra vita: in effetti se fossimo davvero coscienti di
tutto questo penso che il "coccolone" impedirebbe di continuare la
specie. Oltretutto, alla fine del capitolo, Alice trova l'Uovo, che nel capitolo
successivo è Humpy Dumpy- Tombolo Dondolo (l'Uomo-Uovo) e l'uovo, da che mondo
è mondo, è simbolo di creazione, di nascita, dell'universo, di organo
riproduttivo, di utero. Alice si aspetta che anche questo si trasformi in albero
ed è come se la madre sia già in sé concepita, contiene allo stesso tempo
madre e figlia in quest'ordine e viceversa. Esiste un momento in cui le
due identità si mescolano (grandiosa affermazione di Jung), come se dalle acque
materne nascesse prima la madre stessa e poi il figlio. Per quanto riguarda
Alice mi sembra che tutto l'episodio ripercorra strettamente la sua identità
femminile, il suo percorso da uovo-acqua-albero e poi ancora all'indietro, una
ricerca del ritorno alle proprie radici, quelle del grembo materno e alla
propria maternità, come essere trascinata nel grande fluire dell'acqua
primordiale, nel fiume della vita che non ha inizio né fine.
Mi ha colpito molto un episodio descritto da Jung a proposito di un sogno di una
sua paziente nel Due testi di psicologia
analitica, (Bollati Boringhieri,1993): "..Ella è in procinto di
varcare un largo ruscello. Non ci sono ponti. La donna però riesce a trovare un
punto in cui potrà passare dall'altra parte. Mentre sta per farlo, un grosso
granchio che stava celato nell'acqua l'afferra al piede e non la lascia più. Si
sveglia con una sensazione di angoscia..". Ovviamente non può esserci
un'analisi identica perché ogni caso è a sé stante ma mi ha molto colpito la
similarità degli oggetti: il ruscello, la difficoltà a passarlo o a navigarlo
e il granchio. Sempre Jung in Psicologia
dell'incoscio(18), afferma: "..L'acqua che si presenta nei sogni come
ostacolo sembra indicare la madre, cioè la regressione della libido.
Attraversare l'acqua significa quindi aver ragione della resistenza, cioè della
madre quale simbolo del desiderio di uno stato simile al sonno o alla
morte..". Il granchio è nel sogno sia associato al cancro, perciò alla morte, sia ad una amica-madre: "..La
sognatrice è il sogno nella sua interezza: è il ruscello, il guado e il
granchio, il che significa che ogni immagine particolare del sogno è
un'espressione di condizioni e di tendenze presenti nell'inconscio del
soggetto… La paziente non si rende conto che l'ostacolo da superare è in lei
stessa.. il granchio è nascosto nel ruscello, sotto il pelo dell'acqua, e che
prima la donna non l' ha visto. Non ha visto cioè le relazioni inconsce che
abbiamo spiegato poco fa; stavano nascoste nell'acqua. Ma il ruscello è
l'ostacolo che impedisce di proseguire. A bloccare la paziente sono state
proprio queste relazioni inconsce che la tenevano legata all'amica. L'ostacolo
era l'inconscio. L'acqua equivale dunque all'inconscio o, meglio ancora, all'incoscienza,
il fatto di essere nascosto; anche il granchio è l'inconscio, ma è il
contenuto dinamico che si nasconde nell'inconscio…".
I sogni di Alice non sono poi così irreali.
(17) Carroll L., Alice nel mondo dello Specchio, BUR, Milano, 1992, cap. 5.
(18) Nota a piè di pagina contenuta in C.G.Jung, Simboli della Trasformazione, Bollati Boringhieri, Torino 1992.
Illustrazioni
Lewis Carroll, Alice nel Mondo dello Specchio, BUR, Milano, 1992.
ibidem.
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