IL TERRITORIO

 

 

Pescia e la Valdinievole nel corso di un settantennio ha mutato il suo aspetto: da un territorio prettamente agricolo-industriale ad una zona densamente popolata. E' scomparso il territorio agricolo, salvo piccole eccezioni, in pianura. Sono rimaste ancora alcune coltivazioni delle colline circondanti, prevalentemente quelle dell'ulivo.


La Valdinevole, poco conosciuta, è questa parte della regione reputata la più bella della Toscana. Di questa zona ha scritto, raccontando la storia in diverse sue pubblicazioni, un prete pesciatino sino al midollo delle ossa: Don Gildo. Dalle sue opere si conosce il territorio e la vita in Valdinievole dai primi del'900 sino agli anni 40.


Un territorio agricolo dove ogni palmo di terra in pianura dà foglie e frutti e sulle colline uliveti e castagni più in alto. Dopo gli anni 40, a fine guerra, il territorio della Valdinievole è rimasto agricolo con industrie conciarie, cartiere e filande, ma la produzione agro alimentare va man mano calando. Sono abbattuti alberi da frutto per far posto ad intense coltivazioni floricole sempre più presenti nel territorio. A Pescia, infatti, in seguito è stato sostituito il vecchio mercato dei fiori, non più sufficiente, con il nuovo Centro di Commercializzazione dei fiori del centro Italia. Poi con il declino delle industrie conciarie e d'altre attività industriali rimangono sul territorio della Valdinievole alcune cartiere. Anche la coltivazione del garofano dopo anni di boom cala lasciando il posto a nuove colture in prevalenza vivaistiche, mentre varietà nuove di fiori sono commercializzate sì in Pescia ma provenienti anche da altre regioni. Le produzioni di fiori sono calate e in città sono rimasti solamente aziende per la spedizione di piante e fiori per tutta l'Italia e per l'estero.


La Valdinievole ha conosciuto così il boom edilizio e, dove prima c'erano un campo, un orto, un frutteto ora vi sono palazzi abitativi, è una zona molto ricca d'acqua con numerose sorgenti, le più note sono Zeta, S. Lorenzo, Fontanelle, Chiari, Mogia, Cisterna, Barignano. Tutte erano luoghi ove la popolazione si recava per approvvigionarsi d'acqua fresca e pura, ora la maggior parte di queste non esiste più, le sorgenti sono state incanalate: varie fontanelle chiuse, altre facenti ora parte dell'acquedotto civico ed altre ancora accessibili la cui acqua però, per le numerose costruzioni a monte, è ritenuta non potabile come scritto su piccole lapidi affisse in luogo. Su questo territorio si trovano ancora alcuni allevamenti ovini, generalmente nelle parti più alte del territorio. La maggior parte dei greggi esistenti è formata da 20/30 pecore con due arieti. Questi ovini sono alimentati durante l'inverno con il fieno, scarti delle patate e di castagne e d'alcuni prodotti dell'orto come il cavolo. Gli allevatori portano il gregge a pascolo nel bosco, mentre nel periodo primavera-estate è facile vedere lungo il fiume Pescia un gregge brucare l'erba dalla mattina sino alla sera, quando riprendono la strada che l'ovile. In questo periodo le greggi sviluppano il loro vello che è poi tosato in settembre. Le pecore hanno il loro ovile abbastanza vicino alla casa del pastore. Quello tradizionale ha una struttura formata da pali di castagno ai quali si legano fasci di paglia. Sopra il tetto della capanna sono sistemate delle pellicce erbose le quali garantiscono una buona tenuta alle intemperie. Vi è una sona apertura e l'altezza massima raggiunge i 2 metri al centro. Il pavimento è in terra, in alcuni paesi può essere lastricato con pietre o, dove non c'è possibilità di questo materiale, con pacciame. Questo costituito da foglie, stipa e felci. Si cerca di tenere gli animali più all'asciutto possibile. Il pastore dal latte di pecora ne ricava il formaggio e la ricotta. La resa in formaggio del latte è di circa il 20%, mentre per la ricotta è del 7%. Ambedue i prodotti sono molto richiesti dalla popolazione e venduti dal pastore in luogo. E' necessario, a volte, prenotare in tempo il prodotto finito.