LE ORIGINI DEGLI ETRUSCHI


 

La collocazione dei confini geografici dell'etruria attraverso il cammino storico del suo popolo

Già nel V secolo a.C. Erodoto, uno storico greco, ci narrava delle origini del popolo etrusco.
La fonte appena citata riferisce sotto forma di leggenda che, a causa di una carestia ormai da troppo tempo diffusasi in Lidia (regione dell'Asia Minore), il re Athis, figlio di Manes, decise di oltrepassasse il mare alla ricerca di nuove terre da abitare.
Il figlio di Athis, Tirreno, guidò i suoi uomini che si fermarono nel territorio italico degli Umbri e presero il nome di Tirreni. Pertanto, secondo questo mito, il popolo etrusco avrebbe origini orientali; in aggiunta a ciò Ellanico di Lesbo avrebbe affermato che i Lidi si sarebbero uniti al popolo nomade dei Pelasgi.
Dionigi di Alicarnasso, storico greco di età augustea, sosteneva invece che il popolo etrusco fosse autoctono, il cui nome indigeno sarebbe stato Rasenna.
In epoca moderna, tra l'inizio del XVIII e la prima metà del XIX secolo, la questione delle origini viene trattata per la prima volta da Fréret, Niebuhr e M?ller che si pronunciarono contro la tradizione erodotea della provenienza degli Etruschi da oriente, proponendo una nuova tesi che accostava gli Etruschi al popolo dei Raeti delle Alpi, quindi provenienti dal nord.
Riassumendo abbiamo tre teorie concernenti le origini degli Etruschi, tutt'ora aperte:
1) Teoria dell'origine da oriente
2)
Teoria dell'origine da settentrione
3)
Teoria dell'autoctonismo
L'arco cronologico interessato dalla civiltà etrusca va dal IX secolo a.C al I secolo a.C., nella fattispecie il 90 a.C. data convenzionale della "fine" del popolo etrusco con la concessione della cittadinanza agli italici.

IX-VIII secolo a.C. - Cultura Villanoviana

Gli studiosi hanno riconosciuto nei reperti trovati a Villanova, località nei pressi di Bologna, i tratti peculiari di una prima fase della civiltà etrusca, detta appunto Villanoviana. I Villanoviani presentavano un grado avanzato di civiltà rispetto ad altri italici; essi iniziarono a lavorare il bronzo, usato per la fabbricazione di armi, elmi, scudi, corazze e anche monili femminili.
Adoperavano attrezzi evoluti per la pesca e le loro abitazioni erano costituite da capanne che si susseguivano a formare un primo nucleo associativo.
E' da segnalare che, in epoca protostorica, in seno alla cultura Villanoviana era in uso il rito dell'incenerazione, a differenza dei popoli indeuropei che usavano l'inumazione.
Quello che interessa veramente è stabilire che la civiltà Etrusca si afferma nel territorio tosco-laziale, in quella zona che aveva visto fiorire la cultura villanoviana tra Vulci, Tarquinia, fino a Veio.
A partire dall'VIII secolo a.C. la cultura etrusca inizia a varcare, per così dire, i confini assorbendo gli influssi della cultura fenicia, egiziana e greca.
D'altra parte gli Etruschi erano abili navigatori e il mare faceva sì che i popoli comunicassero più facilmente rispetto alla terraferma con vie spesso impraticabili.
Attivi erano i commerci con Cartagine con la quale c'erano scambi commerciali e una tranquilla intesa.
L'Etruria aveva le importanti espansioni portuali di Caere, Tarquinia e Vulci; Roselle e Vetulonia si servivano della vicina Populonia che sorgeva sul litorale e che rappresentava una importante rotta marittima per il ferro, oltre a possedere i forni fusori per fonderlo.
Nel VII secolo a.C. addirittura il nostro popolo supera i traffici commerciali dei Fenici e dei Greci.
E' questo un periodo di espansione anche territoriale; c'è una straordinaria evoluzione culturale con l'acquisizione dell'alfabeto.
Nel VII secolo a.C. l'espansione greca preoccupa sia i Cartaginesi, che gli Etruschi. Questi ultimi per "prevenire" la colonizzazione greca, si espandono a sud della penisola fondando in Campania le città di Capua, Acerra, Nola ed altri centri. Si spinsero anche nella zona laziale assoggettando Ardea, Tuscolo, Velletri e le terre dei Volsci e degli Ausoni, creando così una sorta di cuscinetto con gli insediamenti greci, aggirandoli geograficamente. Essi tra il VI e il V secolo a.C. si spingono a nord occupando territori liguri e padani. Saranno i Galli a scacciare nel V secolo a.C. gli Etruschi dalla Padania, spingendosi poi fino a Roma che sarà saccheggiata.
L'organizzazione socio-politica etrusca era molto armonica. L'Etruria era una confederazione di 12 città a capo delle quali c'era il Lucumone (il re) che aveva anche poteri religiosi.
Fiorente era l'arte della ceramica e gli Etruschi, anche se imitavano i Greci e i Fenici e altri popoli orientali, davano alla loro arte un'impronta di raffinata originalità.
Per quanto riguarda i rapporti con i Latini bisogna puntualizzare che gli Etruschi occuparono i loro territori tra il VII e il VI secolo a.C., per cui è probabile che la stessa Roma sia sorta in ambito etrusco e che i Latini in seguito, man mano che espandevano i loro territori, abbiano avuto stretti legami con gli Etruschi tanto da costruire un ponte di legno sul Tevere per facilitare le comunicazioni.
Troviamo indi come re di Roma l'etrusco Tarquinio Prisco e Servio Tullio. Man mano, che l'espansione romana divenne più preponderante, gli Etruschi si allearono con i Cartaginesi per arginarla.
Nel 396 a.C. i Romani penetrano a Veio e la distruggono. Inizia così il periodo di declino dell' Etruria che sarà impegnata in aspre lotte con i Sanniti , i Cumani e i Celti.
L'Etruria intanto perde i territori della Campania e della Padania. Rinunciando alla supremazia sul mare, l'Etruria vive un periodo nefasto. Essa nel III secolo a.C. aderirà alla lega anti-romana con gli Umbri, i Sanniti, i Trentini riuscendo a sconfiggere i Romani. Ma la vittoria non sarà duratura poiché i Romani ben presto avranno la meglio e il predominio di Roma crescerà sempre più.
L'Etruria dopo il 146 a.C. era ormai un latifondo coltivato da schiavi, da prigionieri e confinati politici, costretti a pagare esosi contributi a Roma. Pian piano i romani assorbiranno un millennio di esperienza culturale etrusca nel campo dell'arte, dell'ingegneria e della fusione dei metalli. Si spegne così una civiltà altissima, di cui ancora oggi non si perdono le vestigia.