L'olio e la sua storia

 

 


 

Leggende storia e coltura



Nella mitologica greca la nascita della pianta dell'olivo derivi da una leggenda, che lega Atena e Poseidone. La disputa nacque sotto il regno di Cecrope in Beozia, tra i due si disputava il patrocinio dell'Attica. Ha questo punto intervenne Zeus, il quale promise ai due di assegnare l'Attica a chi gli avesse fatto il dono più utile. Poseidone scaglio il suo tridente contro la roccia e fece scorgere acqua sorgiva, mentre Atena batté sul terreno facendo spuntare la pianta d'olivo che fino allora era sconosciuta, fu Atene a vincere la contesa. In Grecia era anche la pianta più venerata, nell'antica Grecia nei giochi olimpici ai vincitori gli era cinta la testa con i rami d'olivo, mentre i Romani era simbolo insigne per uomini illustri.
In realtà dal punto di vista scientifico, la sua comparsa non è del tutto stabilito, in riguardo ci sono delle supposizioni, alcuni la fanno risalire addirittura al periodo dell'umanità primitiva, basandosi sulle impronte di foglie e rami, ritrovate in marne argillose del Miocene superiore e del Pliocene. Altri indicano la sua nascita in Asia, nell'Egitto o Etiopia, quest'ultima ritenuta luogo d'origine primordiale. Resta la zona dell'Asia Minore l'origine primordiale dell'olivo per la maggioranza di studiosi.
Tanti personaggi illustri hanno elogiato la pianta d'olivo da: Omero, Catone, a Plinio, fino a raggiungere personaggi illustri come Virgilio e Dante che nei loro poemi la pianta d'olivo è legata come simbolo di pace.
Da alcuni studi fatti, l'apparizione dell'olivo in Italia sarebbe intorno all'ottavo e il settimo secolo dell'età volgare.
L'olivo è presente presso molti popoli dell'antichità, dove assume diversi significati o allegorie. Per gli Ebrei, l'olivo era simbolo della giustizia, e della sapienza.
Nella religione cristiana la pianta d'olivo ricopre molte simbologie, se ne parla nel testo della Bibbia, si racconta che calmatosi il diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d'olivo per annunciargli che la terra ed il cielo si erano riconciliati. La simbologia dell'olivo si ritrova anche nei   Santi Vangeli; Gesù fu ricevuto calorosamente dalla folla che agitava foglie di palma e ramoscelli d'olivo, si ritrova anche nell'Orto degli Ulivi dove egli trascorse gli ultimi giorni terreni, infine l'olio d'oliva è il Crisma, usato nelle liturgie cristiane dal battesimo all'estrema unzione, dalla cresima alla consacrazione dei sacerdoti novelli. In oltre usata come fonte d'illuminazione, utilizzata da molti come risorsa per rischiarare la notte e permette all'uomo di svolgere altre attività all'interno di casa e fuori all'aperto. Altre credenze univano il sacro e il profano con la pianta dell'olivo, mi riferisco alle "processioni di penitenza".

 

 


 

Tav. LV “Riposo sotto gli ulivi” 1900 -Livorno. Ludovico Tommasi, collezione privata

Immagine da I Macchiaioli di Raffaele De Grada, editore Fratelli fabbri, Milano, 1967.

 

 

 

 

 

 

Tradizioni dei nostri contadini e la pianta dell'olivo



I contadini del primo trentennio del 900 impotenti contro i parassiti della pianta, e non conoscendo mezzi validi ad eliminare il problema e per assicurarsi una migliore resa dell'olio, erano svolte delle processioni chiamate "processioni di penitenza". Queste avvenivano dentro gli oliveti, un signore ricorda che gli uomini in processione erano vestiti con cappe bianche, e a fine percorso le cappe erano scure dai bachi dell'olivo cadute dalle piante. Ogni parrocchia delle colline della Valdinievole aveva istituito delle "Compagnie Religiose" quali: il Castellare, di Collecchio, del Monte a Pescia, di Uzzano, del Colle di Baggiano, di Massa e Cozzile.
Le processioni di penitenza si svolgevano di solito in primavera, partivano da maggio a giugno, quando la pianta dell'olivo è in piena vegetazione, e con la massima azione da parte degli insetti sulle foglie e i fiori dell'olivo da cui nasce l'oliva.
Esisteva una lapide a Colleviti in Pescia, posta per ricordare delle processioni, questa è conservata nel convento di Colleviti. In esso si legge che il 28 maggio del 1905 la congregazione che s'intitolava al S. Antonio da Padova, cioè le compagnie di Castellare e Collecchio portarono in processione di penitenza la statua del Santo, per protezione affinché disperdesse l'azione della Mosca Olearia, che in quell'anno era molto forte.
Nel comune di Uzzano invece la processione era svolta in occasione della festa della "Madonna del Buon Consiglio", lo stesso accadeva per il Colle di Baggiano che andava a pregare presso la "Marginino dei Ferri", a loro partecipavano anche gli scolari delle elementari del luogo. Tutte queste serve a capire la centralità della religione nelle attività dell'uomo, il nesso tra religione e la pianta dell'olivo, ritenuto da sempre simbolo di pace e vittoria. Le processioni sono esistite fino al 1950.

 

 

 

 

Tav. LVIII “Ulivi liegi” (Luigi Levi): veduta della Valsesia (1894). Firenze Galleria d’Arte moderna.

Immagine da I Macchiaioli di Raffaele De Grada, editore Fratelli fabbri, Milano, 1967.

 

 

 

 

 


Curiosità


Nelle famiglie contadine della Valdinievole in tempi ormai lontani da noi, si usava prendere una ciocca d'olivo benedetto (nella domenica delle Palme), e mettevano il rametto ai confini dei propri poderi, mentre tutte le famiglie ponevano a capo del letto un rametto d'olivo benedetto, quest'usanza è ancora viva.
L'olivo era usato dai contadini per usi curativi, si praticavano decotti, prendendo poche foglie d'olivo facendole bollire si ottiene un'acqua digestiva. Usata come rimedio per l'otite, una foglia d'oliva appassita, con la quale vi si versa delle gocce d'olio. A digiuno prendere un cucchiaino d'olio per mettere in ordine l'intestino, mentre contro gli orzaioli degli occhi bastano, infatti, porgere l'occhio sul bordo dell'apertura di una bottiglia d'olio, e l'orzaiolo ritorna indietro.
Amalgamando dell'olio e poca acqua, farina di grano o talco si ottiene una crema contro le scottature, la stessa utilizzata per scottature da fuoco.
Inoltre poche gocce d'olio versato in un piatto con l'acqua, serve a levare il "malocchio" ai ragazzini. Il piatto è posto sul capo, in esso c'è acqua, si versa gocce d'olio, mentre con la mano (solitamente era la nonna o la madre) si agitava il piatto in modo circolatorio, per non avere il "malocchio" l'olio non doveva sfarsi, ma rimanere compatto, mentre si compiva il gesto circolatorio del piatto la donna recitava una preghiera che non veniva udita, il rito viene svolto per tre volte, e il contenuto del piatto veniva gettato sul fuoco del cammino.
La pianta d'olivo era piantata nel giardino di casa perché ritenuto di buono augurio, anche ungere ad esempio l'arato con olio, prima di svolgere i lavori del campo era ritenuto di buono auspicio per un abbondante raccolto.