ICHIN

ICHINEN SANZEN, è uno dei principali concetti dell’insegnamento Buddista. Come tutti i principi buddisti, è estremamente facile e complesso, ma essenziale, per capire il perfetto funzionamento della vita, con tutto ciò che comporta.

ICHI = uno

NEN = istante TREMILA REGNI IN UN SOLO ISTANTE DI VITA

SANZEN= tremila

La teoria di ichinen sanzen fu sviluppata in Cina, nel VI secolo d.C. da T’ien-t’ai, teorico buddista, insignito del titolo di Grande Maestro dalla corte imperiale: basò la sua teoria sul Sutra del Loto che, anche per merito suo, arrivò ad essere considerato il supremo insegnamento del Budda.

Ichinen - "uno" ma anche "una mente" o "un pensiero" e si riferisce alla vita che si manifesta in ogni momento della nostra esistenza.

Sanzen - "tremila", indica i fenomeni dell’universo: il numero tremila deriva dalla moltiplicazione dei diversi principi contenuti e costituenti ichinen sanzen.

Questo fondamentale principio mostra la compenetrazione, momento per momento, tra il mondo fenomenico e la realtà fondamentale della vita, per cui tutti i fenomeni esistono in ciascuno degli istanti di una vita individuale, e che in ogni istante esiste un illimitato potenziale. Semplicemente significa che in un singolo istante, che viene paragonato alla durata della sessantesima parte di uno schiocco delle dita, è contenuto ogni possibile sviluppo di vita: in particolare sono sessantacinque gli istanti in uno schiocco di dita. Secondo il Buddismo la durata temporale di un istante è infinitesimale e tutti questi momenti ridottissimi, fluiscono ininterrottamente dal passato, al presente, al futuro attraverso un tempo che non ha inizio, né fine. La vita trascende il tempo, perché in sé rimane immutata, come "sospesa" e indipendente, perché eterna:

"L’entità non è esistenza né non esistenza; né causa né circostanza; né se stessa né un’altra; né quadrata né rotonda; né corta né lunga; né sorgente né calante; né nascita né morte; né creazione né apparenza, né artificio (…) né blu né gialla, né rossa né bianca; né scarlatta né purpurea, né di alcun altro colore".(Sutra degli Infiniti significati, citato in D.Ikeda, I misteri di nascita e morte, Sonzogno Tascabili, Milano, 2001)

La visione buddista del mondo prescinde dai confini di nascita e morte, nel senso che la realtà fondamentale di tutti i fenomeni, è rivelata ovunque, in me, negli altri, negli esseri senzienti e insenzienti e che, alternandosi, appare concretamente nella fase manifesta chiamata VITA e si ritira nella fase latente detta MORTE.

"Il Tathagata percepisce il vero aspetto del triplice mondo esattamente com’è.

Non vi è nascita né morte, non vi è esistenza in questo mondo né estinzione"

(Sutra del Loto, Durata della vita del Tathagata, da D. Ikeda, I misteri di nascita e morte)

Tathagata – colui che è giunto dalla verità. E’ uno dei dieci titoli onorifici del Budda. Secondo l’insegnamento del Budda Shakyamuni, contenuto nel Sutra del loto, noi tutti siamo in grado di diventare Budda perché dotati a livello di potenziale.

Secondo Nichiren Daishonin "vero aspetto" contiene, sia ciò che è eterno sia ciò che è mutevole, quindi nascita e morte sono due funzioni intrinseche della vita eterna. Nascita e Morte sono espressioni dell’eternità della vita, e questa immutata ed eterna realtà è i fenomeni di nascita e morte: possiamo liberarci dalle sofferenze causate da tutto quello che è mutevole, solo quando ci risvegliamo alla verità senza tempo contenuta nel nostro ichinen. Quindi, in questo senso, noi diventiamo Tathagata = Risvegliati, cioè consapevoli.

Ogni istante trascende la nascita e la morte, ma anche il tempo e lo spazio, per cui ogni forma di vita è legata eternamente l’una all’altra nella totalità della vita mantenendo, contemporaneamente, la sua unicità.

" Alla luce del Sutra del Loto, la frase "tremila mondi in un istante di vita" ha due significati: contenere e permeare. Da un lato l’intero universo è contenuto in ogni istante, dall’altro ogni istante permea l’intero universo. Ogni istante è una particella di polvere che possiede gli elementi di tutte le terre nell’universo, o una goccia d’acqua la cui essenza non differisce in alcun modo dal vasto oceano" (Nichikan Shonin, Il triplice insegnamento segreto)

T’ien-t’ai, nel suo trattato, Grande concentrazione e introspezione, spiega come si struttura la dottrina di ichinen sanzen:

"Ogni singola entità di vita è dotata di dieci mondi e ogni mondo a sua volta contiene tutti gli altri. Si hanno così cento mondi. Poiché ogni mondo contiene trenta regni dell’esistenza, in cento mondi esistono tremila regni; questi tremila regni sono tutti presenti in una singola entità di vita.(…) Se non c’è vita, il discorso è chiuso, ma se c’è anche la più piccola forma di vita, essa contiene tremila regni."

 

Tremila:

10 mondi – ogni mondo contiene oltre a sé stesso gli altri 9 = 100 mondi

100 mondi – ognuno dei 100 mondi è dotato dei 10 fattori = 1000 fattori

1000 fattori – ognuno di questi fattori opera in 3 regni = 3000 regni

"10 Mondi": si riferisce a 10 condizioni esistenziali: Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Illuminazione parziale, Bodhisattva, Buddità. Queste condizioni non sono fisse ma variabili e si manifestano in ogni forma di vita e in ogni momento. Per ogni mondo che emerge gli altri 9 sono presenti, ma in latenza, così, nell’insieme diventano 100.

"10 fattori" sono: aspetto, natura, entità, potere, azione (o influenza), causa interna, relazione (o causa esterna), effetto latente, retribuzione (o effetto manifesto), e la loro coerenza dall’inizio alla fine. Ogni mondo contiene questi fattori.

"3 regni": regno delle 5 componenti della vita (forma, percezione, concezione, volizione, coscienza), regno degli esseri viventi, regno dell’ambiente.

Il principio di ichinen sanzen, basato sul Sutra del Loto, spiega che la mente o istante di vita, e il mondo fenomenico sono "due ma non due", vale a dire che tutti i fenomeni sono manifestazioni della realtà fondamentale che, a sua volta, esiste solo nei fenomeni mutevoli, perciò qualsiasi fenomeno nell’universo, essendo manifestazione del nostro ichinen, diventa una cosa sola con esso, in modo che ogni essere individuale sia direttamente collegato ad ogni altro fenomeno dell’universo. Visto che in ogni essere esistono i tremila regni, ogni fenomeno esiste perché interrelato agli altri. Secondo ichinen sanzen, ogni individuo possiede il potenziale per risvegliarsi all’eternità e illimitatezza della vita e, diventare così, un Budda, ma, purtroppo, generalmente, si tende ad ignorare questo potenziale, per cui, T’ien-t’ai indica due diversi generi di ichinen sanzen: teorico e reale.

Quello teorico è la vita dei comuni mortali, intendendo le persone non illuminate che, sperimentano tutti i 9 mondi in modo attivo, ma in cui, la Buddità, rimane latente.

Quello reale è il contrario, cioè è la percezione della vita del Budda, dove il mondo di Buddità si manifesta attivamente.

Nel Sutra del Loto, nel 2° capitolo, il Budda spiega l’ichinen sanzen teorico, affermando che la Buddità esiste in potenza in ogni persona dei 9 mondi, mentre nel 16° capitolo, intitolato Durata della vita del Tathagata, l’ichinen sanzen è reale, perché la Buddità è manifesta nella vita del Budda.

Secondo il Buddismo di Nichiren Daishonin (Vero Buddismo), anche in questo capitolo l’ichinen rimane teorico, perché è descritto solo come effetto e non rivela la causa che ha permesso a Shakyamuni di illuminarsi, e non chiarisce la realtà fondamentale. Nichiren rivela e spiega questa causa identificandola con la Legge mistica, che è:

DIECI MONDI

"Immaginate che sia lunedì mattina. Avete appena spento la sveglia che vi ha risvegliato da un sonno profondo e pacifico. Con un grugnito vi spingete fuori dal letto e aprite le tende. Sta piovendo. Vi vestite e andate in cucina dove accendete il fornello, date da mangiare al gatto e vi sedete per fare colazione. Notate con interesse sul retro della confezione dei cereali che la vostra dose di fiocchi di cereali fornisce almeno un quarto della quantità consigliata a un adulto delle vitamine B1, B2, B6 e B12, la stessa necessaria al fabbisogno quotidiano; proprio in quel momento sentite un rumore proveniente dalla buca delle lettere: è passato il postino. Nella cassetta ci sono due lettere, una dell’azienda elettrica, l’altra dell’ufficio delle tasse. Temendo il peggio, decidete di aprire prima la fattura dell’elettricità. E’ una cifra enorme. Anzi, è oltraggiosa. Sicuri che quegli stupidi burocrati dell’azienda elettrica debbano aver commesso un errore, decidete di scrivere loro una lettera di protesta appena arrivate al lavoro. Ma è stato un inverno freddo e voi avete lasciato il riscaldamento acceso quasi tutta la notte, quasi tutte le notti. Il cuore vi si stringe. Potrebbero aver ragione, dopo tutto. E se hanno ragione, le vostre vacanze estive sono in pericolo. Sentendovi estremamente depressi, aprite l’inquietante busta marrone del Ministero delle finanze e…un rimborso delle tasse! Più che sufficiente per pagare la fattura dell’elettricità, giusta o sbagliata che sia, e le vacanze. Urlate di gioia e vi precipitate al lavoro, incuranti della pioggia scrosciante…

A parte il rimborso delle tasse, quella precedente potrebbe essere la descrizione di una normale e perfettamente ordinaria mattinata, come viene vissuta (con le dovute varianti) da milioni di persone ogni giorno in tutto il mondo. Durante questo breve spaccato di vita quotidiana, però, avete sperimentato nove dei dieci mondi."(R. Causton, I Dieci Mondi, esperia, Milano 2004)

I dieci mondi sono condizioni che sperimentiamo continuamente nella nostra vita e che, alternativamente, si manifestano.

Inferno

Avidità

Animalità

Collera

Umanità

Cielo

Apprendimento

Illuminazione parziale

Bodhisattva

Buddità

La teoria dei 10 mondi ha origine nella cosmologia che sosteneva esistessero 10 distinti regni, dove le persone rinascevano secondo la natura del karma accumulato: il mondo di Umanità è il mondo degli esseri umani, quello di Animalità, delle bestie, Cielo è dove dimorano gli dei, ecc.. Nella dottrina di ichinen sanzen questi non sono luoghi fisici ma stati della nostra vita che viviamo continuamente momento per momento, in interazione e reazione all’ambiente.

In realtà non è possibile una classificazione reale dei dieci mondi, in quanto non compaiono in un ordine prestabilito, ma sono intrecciati tra di loro e mutano in continuazione a seconda dell’individuo. Anche se non è una rappresentazione comunque corretta, è un tentativo per descrivere come questi diversi stati siano fusi insieme, seppur separati e tutti presenti contemporaneamente ma, allo stesso modo, uno per volta.

"…torniamo alla descrizione di quell’inizio di giornata ordinaria. In primo luogo, quando siete addormentati siete nello stato di Umanità, o tranquillità. Dormire non significa automaticamente essere tranquilli. Se avete un incubo, per esempio, siete nello stato d’Inferno; se i vostri sogni riguardano la persona amata siete nella condizione di Cielo, oppure no, a seconda del caso. Poi suona la sveglia. Vi svegliate perché è stata attivata la vostra condizione di animalità, che in questo caso si manifesta con l’istinto della paura. Appena vi svegliate vi rendete conto che non siete attaccati e la consapevolezza di dover uscire dal vostro comodo e caldo letto per affrontare ancora una volta i rigori del mondo vi fa piombare, anche se solo momentaneamente, nell’Inferno. E rendervi conto che fuori piove non vi aiuta affatto a uscire da quello stato. Mentre vi state vestendo, tuttavia, l’animalità si impone nuovamente nel momento in cui cominciate a sentire fame. Potreste logicamente pensare che il fatto di sentirvi affamati significhi che siete nello stato di Avidità, ma come spiega (..) Daisaku Ikeda: "C’è una certa differenza tra la fame la cui fonte è la voracità e quella che deriva da un normale istinto, e questa è la differenza tra coloro che sono nello stato di avidità e quelli che si trovano nell’irrazionale stato di Animalità". Spinti in cucina dall’Animalità, iniziate a prepararvi la colazione. Eppure, il vostro stato vitale cambia nuovamente quando il gatto miagola e voi ve ne rendete conto, dopo averci pensato un momento, che anche lui probabilmente è affamato. Questa consapevolezza, così come tutte le scoperte che avete fatto sin da quando vi siete svegliati, sono esempi minori del mondo di Illuminazione parziale nella vostra vita. Decidere di dar da mangiare al gatto è un esempio di attivazione della natura di Bodhisattva, mentre leggere il retro della confezione dei fiocchi di cereali vi fa entrare nello stato di Apprendimento. Poi arrivano le lettere. Il timore che queste possano contenere cattive notizie è un altro esempio di Animalità, e la vostra convinzione che la fattura dell’elettricità sia sbagliata esemplifica lo stato di Collera. E’ importante notare che non si deve necessariamente essere arrabbiati per trovarsi nello stato di Collera. La collera qui è caratterizzata da un atteggiamento litigioso e arrogante nei confronti degli altri, "gli stupidi burocrati" dell’azienda elettrica, in questo esempio. Non importa che il conto possa davvero essere sbagliato. La Collera si palesa nella vostra convinzione automatica di essere nel giusto. Un momento dopo, mentre ripensate all’inverno appena passato, la Collera scivola via e riappare l’Inferno. Il vostro sogno di una vacanza estiva, un’autentica manifestazione dello stato di avidità, il mondo dei desideri, sembra diventare impossibile. Ma poi, mentre scoprite di aver usufruito di un generoso rimborso delle tasse, il mondo di Cielo esplode nella vostra vita. In effetti è così forte che cambia completamente il vostro atteggiamento nei confronti della giornata. Le cose che prima spingevano lo stato d’Inferno a manifestarsi, come le condizioni meteorologiche e il pensiero di dover andare al lavoro, ora sembrano non essere poi così brutte. Ma esse non sono cambiate, siete cambiati voi, almeno una dozzina di volte da quando vi siete alzati dal letto…"(R. Causton, I Dieci Mondi, esperia, Milano, 2004)

E’ importante tenere presente che i Dieci Mondi non sono un’esclusiva degli esseri umani, ma di ogni cosa conosciuta, dalla più piccola all’infinito dell’Universo: li possiede un filo d’erba, uno squalo, la macchina del caffè, l’Oceano, un violino, il cielo, Marte, ogni cosa. Il nostro stesso sistema solare è un esempio di struttura dei Dieci Mondi, visto che è stato scoperto il decimo pianeta, lontanissimo da noi, ma presente: ciò può far supporre l’esistenza di infiniti universi contenenti dieci pianeti ciascuno. Per il buddismo, il nostro pianeta (mondo) è quello più basso, il "mondo di saha", cioè della sofferenza.

Ecco la spiegazione di queste dieci condizioni.

(1) INFERNO

Inferno, in giapponese jigoku, che è una parola composta da due caratteri che significano "il più basso" e "essere legato o imprigionato": è il mondo più basso e indica una condizione vitale priva di libertà, dominato da estrema sofferenza e disperazione in cui si distrugge rabbiosamente sé stessi e gli altri. Nei sutra buddisti vengono segnalati diversi tipi di inferni, come gli otto inferni caldi, gli otto freddi ecc.; Nichikan Shonin, nel suo trattato, Il triplice insegnamento segreto, spiega così l’inferno: "L’Inferno è una dimora di ferro incandescente", e può essere intesa come la sofferenza che tormenta chi si trova in questo stato, in cui tutto si concentra e restringe sulla propria agonia, la forza vitale viene drasticamente ridotta ed è come essere morti, pure che viventi. In più si è consapevoli di questa "prigione" e ciò porta a una sofferenza ancora più grande.

"In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. (…) Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere sé stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine "campo di annientamento", e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo". (Primo Levi, Se questo è un uomo, tratto da R. Causton, I Dieci Mondi, esperia, Milano,2004))

L’Inferno si manifesta nell’angoscia di morire, di perdere chi si ama, la povertà e la malattia: "La rabbia è il mondo di Inferno"( Nichiren Daishonin), ma è dettata dalla frustrazione e dall’autodistruzione, con il desiderio di distruggere, oltre che sé stessi, ciò che ci circonda, perché si è convinti che sia l’ambiente la causa delle nostre sofferenze – chi si suicida, o chi stermina la famiglia e poi si uccide, chi fa atti vandalici per sfogare la propria rabbia, l’angoscia di una moglie con il marito alcolizzato, o un genitore per un figlio malato o tossicodipendente -; la sofferenza psicologica è molto più forte di quella fisica, e non è detto che abbia oggettive cause esterne visibili, per esempio la depressione è un chiaro esempio di questa condizione, in cui manca la forza vitale per svolgere le più elementari funzioni quotidiane, come alzarsi dal letto, mangiare, in certi casi, pensare, dove non esiste la voglia di vivere ed è proprio "come essere morti". L’impotenza di reagire a questa condizione porta a un’ulteriore disperazione. Un’altra manifestazione del mondo di Inferno, è la preoccupazione, che consiste nell’immaginare che tutto andrà male e soffrire come se tutto fosse già successo, anche se non c’è ragione, non è successo niente, o siamo rassicurati; un altro aspetto è la mancanza di speranza, l’assenza di motivazione a reagire, per pensare a risolvere un qualche problema, a voler costruire qualcosa di positivo. In questa condizione non si hanno desideri perché si sa che è inutile desiderare.

Come tutto ciò che esiste, anche l’Inferno ha il suo lato positivo, il suo contributo necessario alla vita, perché se mancasse questa condizione vitale non potremmo sapere cos’è la felicità. Può essere una forma di difesa perché se il fuoco ci brucia noi sappiamo che dobbiamo stare attenti, soffrire ci rende in grado di sentire la sofferenza degli altri, per poterli anche aiutare: chi è guarito da una grave malattia sa che cosa prova chi è malato nello stesso modo, una madre che ha perso un figlio conosce il dolore di chi sta passando la stessa esperienza. Nel Buddismo l’Inferno, il mondo più basso, conduce direttamente alla Buddità, il mondo più alto.

(2) AVIDITA’

L’Avidità, in giapponese gaki, è una condizione in cui dominano i desideri. In origine il mondo di Avidità era considerato un regno abitato dagli spiriti dei morti sofferenti d’inedia, come retribuzione karmica per l’avidità e l’egoismo mostrati da vivi: erano rappresentati con pance gonfie e gole sottili come aghi. Nichikan Shonin, negli Insegnamenti del Triplice Segreto, dice: "L’Avidità è un luogo posto cinquecento yujin sotto il mondo umano".

I desideri sono la forza che spinge la vita, come quello, semplice, di continuare a vivere, e poi quelli di,cibo, sonno, amore, sesso, giustizia sociale, i piccoli e grandi desideri di cui è formata la vita quotidiana, perché senza desideri non saremmo motivati a intraprendere alcunché. Non avremmo sogni, non cercheremmo di migliorare la nostra vita, nel lavoro, nella cultura, a stare meglio di salute, anche guadagnare più soldi, comprarsi scarpe più comode. Perciò i desideri sono necessari e strettamente legati alla vita, ma è indispensabile controllarli, perché chi non li controlla ne è preda e non potrà trarne soddisfazione a lungo. Nell’Avidità succede esattamente in questo modo: la persona è totalmente dominata dai suoi desideri ed è convinta che la sua felicità consista nella soddisfazione di questi, non importa quali, siano soldi, fama, potere, dolci, ma tanti e sempre di più. Siccome la soddisfazione è breve, c’è la necessità di realizzarne sempre di nuovi, come cambiare spesso lavoro, casa, macchina, partner. Quindi, nell’Avidità, la condizione psicologica è soggetta a una costante irrequietezza, una acuta voglia di felicità e di realizzazione personale fissandosi su le diverse cose nell’ambiente, che vede necessarie per appagare queste esigenze:

"Dopo le 22.00, ai tavoli da gioco rimangono solo i giocatori veri, disperati, per i quali non esiste che la roulette, che sono venuti solo per essa, che di nulla si interessano durante tutta la stagione, che non fanno altro che giocare dalla mattina alla sera e che sarebbero anche pronti a giocare tutta la notte sino all’alba, se fosse possibile… E si allontanano sempre con dispetto quando, a mezzanotte si chiude la roulette. E allorché il capo croupier, poco prima dell’ora fissata, annunzia "Les trois derniers coups, messieurs" (le ultime tre scommesse, signori !) sono talora capaci di perdere in queste tre ultime puntate tutto ciò che hanno in tasca, ed è proprio allora che subiscono le perdite peggiori" (Fedor Dostoevskij Il giocatore, tratto da R. Causton, I Dieci Mondi, esperia, Milano, 2004)

L’ossessione del desiderio è talmente forte da distorcere la realtà, annienta tutte le altre considerazioni, impedendo un chiaro giudizio, come giocare anche se non si hanno soldi, comprare abiti anche se non sono della taglia giusta, l’amore passionale, "l’amore è cieco". Nichiren Daishonin definisce questo mondo così:

" L’Avidità è [il mondo di] fame"(da I Dieci Mondi). Non si può considerare "avida" una persona perché vuole qualcosa, tipo una macchina, un televisore, ma paragonato al nostro standard di vita rispetto a paesi con gravi problemi di sviluppo può, infine, esserlo, e più è paragonato a ciò che è veramente indispensabile, più è evidente l’Avidità.

"L’uomo ha due tipi di tesori: i vestiti e il cibo… la vita dell’uomo è sostenuta dal cibo. Ecco perché esso è il suo tesoro"(Nichiren Daishonin, da I Dieci Mondi): prendendo come riferimento i tesori del cibo e dei vestiti, nonostante tutti abbiano la consapevolezza della loro importanza, è indicativo quanto la nostra società sia sostanzialmente dominata dall’Avidità, che è poi quella che ci ha condotto sull’orlo dell’abisso, sia economico, che ambientale: lo sfruttamento eccessivo e sconsiderato delle risorse per soddisfare i nostri desideri, non tenendo conto degli effetti. Siamo preda di bisogni inesistenti, di cose inutili che ci conducono a un appiattimento invece che ad un rialzo di standard di vita. Difatti questo tipo di desiderio è fine a sé stesso, non è importante quello che si ha, ma "averlo", mangiare senza avere fame, avere un fidanzato perché non si riesce a stare da soli, comprarsi tante scarpe che poi non si mettono, insomma questa condizione è rappresentata dalla dolorosa brama di qualcosa che "non si può avere", perciò si vive in perpetua inquietudine. Lo stato di Avidità si manifesta in chi è alcolizzato, o drogato, in chi ha problemi di ogni tipo di dipendenza, chi soffre di disturbi alimentari come anoressia o bulimia, o dal compulsivo bisogno di comprare cose: spesso questi diversi disturbi si presentano contemporaneamente.

Un aspetto di questo mondo è la gelosia, si è gelosi degli altri sia per quello che possiedono materialmente che per qualità intrinseche alla persona, si cerca così di avere di più, o proprio "quello", ma anche l’avarizia, il volersi tenere tutto per sé.

Comunque, anche questo mondo può essere positivo, perché, dato che non è possibile sradicare i desideri, si possono trasformare, cioè orientarli verso valori più alti e costruttivi, liberandoli dall’egoismo; come desiderare intensamente che le condizioni di vita dei più disagiati migliorano, ma anche che chi ci circonda quotidianamente sia felice e realizzato. Sinceramente e senza il bruciante egoismo che consuma.

(3) ANIMALITA’

"Tutti gli animali sono eguali ma alcuni animali sono più eguali degli altri"

(G. Orwell, La Fattoria degli animali, Oscar Mondatori, Milano, rist.1989)

L’Animalità, in giapponese chikusho, è anche definita da Nichiren Daishonin "stupidità": è uno stato in cui ci comportiamo essenzialmente come animali, cioè siamo preda degli istinti. Anche se ci siamo voluti, nel corso di milioni di anni, abbiamo ancora una parte animale molto forte, e anche per noi l’istinto è essenziale per l’adattamento ambientale, per la sopravvivenza di specie e personale: l’istinto di mangiare ci garantisce il sostentamento del corpo, l’istinto sessuale permette di perpetuare la specie, quello della paura ci avvisa di un pericolo. Spesso si esprimono questi bisogni con i desideri, che appartengono al mondo di Avidità, ma qui la differenza è che sono assolutamente necessari per continuare a vivere, perchè sono desideri istintivi, emotivi. L’appagamento di questi desideri è biologico, "naturale": nel Triplice Segreto, Nichikan Shonin dice: "Gli esseri nello stato di Animalità vivono nell’acqua, nella terra e nell’aria".

Nichiren Descrive così l’Animalità: "E’ nella natura delle bestie minacciare il debole e temere il forte": ciò equivale a "pesce grosso mangia pesce piccolo", che è, poi, il modo in cui è organizzata la nostra società, in particolare dove ci sono strutture gerarchiche, come le aziende o la politica. Negli animali l’istinto alla sopravvivenza, quindi l’aggressività e la territorialità sono modi difensivi, hanno la necessità di difendere il territorio e, nel caso, il gruppo, così come il rifornimento di cibo: un tipo di atteggiamento simile, negli umani, si riscontra quando c’è un’emergenza drastica, come la guerra, i disastri ambientali, le carestie, quando il cibo scarseggia, e allora gli uomini assaltano magazzini, negozi, arrivano ad uccidere per poter mangiare. Un altro esempio sono l’aumento scellerato dei prezzi, solo per vantaggio personale, non curandosi del disagio procurato agli altri, ma anche dire la prima cosa che passa per la testa, senza curarsi di ferire l’altro, fare qualcosa che ci viene in mente non tenendo conto che si può ledere la vita altrui, come correre forte in macchina, tradire il proprio partner per soddisfare un bisogno sessuale: le discoteche sono un chiaro esempio del mondo d’Animalità.

Quello che differenzia gli umani dagli altri animali è la facoltà di formulare giudizi su noi stessi e l’ambiente e quando non esercitiamo questa facoltà siamo nel mondo di Animalità: gli altri animali non hanno il senso dello scorrere del tempo, riconoscono il giorno e la notte e rispondono al cambiamento delle stagioni, vivono soprattutto nel presente reagendo volta, volta, agli stimoli esterni. Gli esseri umani possiedono il senso del tempo e possono pianificare oggi per il futuro, ma quando si agisce basandosi sull’istinto, quindi vivendo unicamente il presente, senza pensare alle conseguenze delle nostre azioni, ci comportiamo come gli altri animali. In questo caso possiamo compiere azioni "stupide", "sventate", "superficiali", prive di controllo.: Questa mancanza di controllo diventa evidente quando le persone dominate dai comportamenti istintivi incontrano persone d’intelligenza superiore o che, comunque, possiedono il controllo su loro stessi.

Nichiren Daishonin dice: "I pesci vivono nello stagno e, poiché sono attaccati alla vita, deplorando la sua scarsa profondità scavano delle buche sul fondo per nascondersi; eppure, ingannati dall’esca, abboccano all’amo. Gli uccelli vivono sugli alberi e, temendo che l’albero sia troppo basso, si appollaiano sul ramo più alto; eppure, abbagliati dall’esca, si fanno prendere nella rete. Gli uomini fanno lo stesso". (da I Dieci Mondi)

L’uomo è riuscito ad addomesticare gli animali grazie allo sviluppo della sua intelligenza e non della forza, perché il comportamento istintivo è molto prevedibile, perciò trovarsi in questa condizione significa essere facilmente manipolati dagli altri.

"…le popolazioni locali si foggiano un carattere improntato a sentimenti di barbarie. Formano squadre e centurie, e le armano di clave, di gas, di fucili. Il paese è nostro. Guai, se lasciamo questi maledetti Okies prenderci la mano. E gli uomini che vengono armati non sono proprietari, ma si persuadono di esserlo; gli impiegatucci che maneggiano le armi non possiedono nulla, e i piccoli commercianti che brandiscono le clave possiedono solo debiti. Ma il debito è pur qualche cosa, l’impiego è pur qualche cosa. L’impiegatuccio pensa: io guadagno quindici dollari la settimana; mettiamo che un maledetto Okie si contenti di dodici, cosa succede? E il piccolo commerciante pensa: come faccio a sostenere la concorrenza di chi non ha debiti? E i nomadi defluiscono lungo le strade, e la loro indigenza e la loro fame sono visibili nei loro occhi. Non hanno sistema, non ragionano. Dove c’è lavoro per uno, accorrono in cento. Se quell’uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque. Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti. No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici. Io ho bambini, ho i bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste, i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po’ di carne per fare il brodo ai miei bambini, e io non chiedo altro…" ( John Steinbeck, Furore, Bompiani, Milano, 1940)

La stupidità dell’Animalità è la tendenza a distruggere le basi della sua stessa esistenza, perché, nel mondo animale, il forte mangia il debole ma i forti dipendono dal fatto che i deboli possono riprodursi velocemente per diventare cibo e, se questo non succede, i forti sono costretti a mangiarsi tra loro, fino all’estinzione, ma, privi di capacità di capire la conseguenza delle loro azioni, continueranno a divorare incessantemente i deboli: sembra che, dopo il cataclisma abbattutosi sulla terra, i dinosauri erbivori si trovarono senza cibo mentre i carnivori si estinsero dopo aver divorato tutti gli erbivori.

Questa è esattamente la situazione in cui ci troviamo noi con i paesi del Terzo Mondo.

Anche il mondo di Animalità si può trasformare e può essere positivo: si può voler lottare con tutte le proprie forze per vincere una grave malattia e poter sopravvivere, essere privi di pregiudizi, come sono gli animali, si può aiutare qualcuno in un emergenza senza pensare se ci conviene o meno.

INFERNO, AVIDITA’, ANIMALITA’ sono raggruppati e chiamati Tre Cattivi Sentieri, perché tendono a condurre con facilità l’uno all’altro in un circolo vizioso, essendo mondi dominati dalle passioni e dall’istinto.

(4) COLLERA

La Collera, in giapponese ashura, nonostante appartenga ai mondi bassi, si distacca, in un certo modo, dai primi, perché qui compare la coscienza dell’io, la consapevolezza della propria unicità e della sua apparente separazione dal resto dell’universo.

Nella tradizione gli ashura erano giganteschi demoni che litigavano con gli dèi: Nichikan Shonin, nei suoi Insegnamenti del Triplice Segreto: "Un Ashura è alto 84.000 yujun (uno yujun equivale a trenta chilometri), e i quattro mari non gli arrivano nemmeno alle ginocchia…La Collera si trova o sulla spiaggia o sul fondale.".

Il mare è strettamente collegato al mondo di collera, la persona è come colpita da ondate di rabbia e il mare stesso, pur che calmo e leggermente increspato contiene, dentro di sé, una enorme energia capace di distruggere tutto in breve tempo: lo tsunami è un chiaro esempio in cui la natura è nel mondo di collera.

La consapevolezza presente nella collera è distorta, Nichiren definisce questo mondo "perverso", in quanto l’io è al centro dell’universo e il desiderio di dominio è fortissimo, non è, però, un desiderio dettato dall’istinto ma perché si ritiene di meritarlo. Non si deve confondere la Collera con il semplice arrabbiarsi, perché non si manifesta solo quando si perde il controllo, dato che, in questa condizione, il controllo è potente, ma soprattutto in un enorme egocentrismo in cui si crede di essere migliori degli altri, senz’altro superiori, e si ha il piacere di dimostrarlo. Nichiren Daishonin ha…scritto: "Il primo volume di Grande concentrazione e discernimento (Maka Shikan) dice:’La persona nel Regno di Ashura ha un irresistibile impulso a prevalere su chiunque altro. Come il falco che vola alto nel cielo in cerca della preda, guarda in basso verso gli altri e rispetta soltanto se stesso. Mostra superficialmente una sorta di benevolenza, di rettitudine, di correttezza, di sapienza e di fede, e può anche mostrare una forma primitiva di integrità morale, ma dentro è un mostruoso Ashura’"(citazione contenuta in Daisaku Ikeda, La Vita Mistero Prezioso, Tascabili Sonzogno, Milano, 2001). In questa condizione la percezione degli altri è a proprio beneficio e mirata alla realizzazione dei propri scopi.

" Prendere il volo su un F-100 all’alba e accelerare scagliandosi a 25mila piedi d’altitudine nel cielo, così all’improvviso che non ti senti nemmeno come un uccello ma come una traiettoria, pur possedendo il pieno controllo delle cinque tonnellate di propulsione; e tutto questo fuoriesce solo dalla tua volontà e dalla punta delle tue dita…Descrivere tutto questo, persino alla moglie, al figlio, alle persone care sembrava impossibile. Così il pilota se lo tenne per sé, insieme a un sentimento ancora più indescrivibile, ancora più peccaminosamente inconfessabile di superiorità, appropriato a lui e alla sua specie, i solitari portatori della stoffa giusta. Da quassù all’alba il pilota guardò in basso sulla povera Las Vegas senza speranza (o Yuma, Corpus Christi, Meridian, San Bernardino o Dayton, e iniziò a chiedersi: come possono tutti quelli laggiù, quelle povere anime che presto si sveglieranno e usciranno faticosamente dai loro minuti rettangoli e si spingeranno lentamente sulle loro piccole e stupide autostrade verso le sbarre e la routine che costituiscono la loro vita quotidiana, come sarebbero potute seriamente vivere in quel modo, se avessero avuto la più lontana idea di che cosa voleva dire stare lassù, nella zona giusta? Ma naturalmente! Non solo erano stati lasciati indietro i piloti slavati rimasti a terra e quelli morti, ma anche tutti quei milioni di anime addormentate che non avevano mai nemmeno tentato il grande colpo. Il mondo intero…lasciato indietro. Solo a questo punto si può iniziare a capire quanto grande, quanto titanico poteva essere l’ego dei piloti militari. Il mondo era abituato agli enormi ego degli artisti, degli attori, degli intrattenitori di ogni sorta, dei politici, degli sportivi e persino dei giornalisti, perché avevano dei modi così familiari e accettabili di metterli in mostra. Ma che quel giovane pilota magro, lassù nella sua uniforme, con l’enorme orologio al polso, quel giovane ufficiale tanto timido da non riuscire nemmeno ad aprire bocca a meno che l’argomento non fosse il volo, ebbene, amici miei, il suo ego è ancora più grande! Talmente grande da lasciare senza fiato!" ( Tom Wolfe, La stoffa giusta, inserito in Causton, i Dieci Mondi)).

La persona nel mondo di Collera deve essere sempre superiore, avere un lavoro migliore, posizioni di prestigio, il partner più bello, migliore cultura ma anche maggiore virtù, qualsiasi cosa deve essere un gradino più in alto della maggioranza. Aspetti essenziali sono: l’arroganza, la presunzione, il disprezzo per gli altri spesso mascherato da condiscendenza, vena critica, competizione, intolleranza, discriminazione, rancore, gelosia, odio. Chi vive prevalentemente questa condizione sembra anche fisicamente "più grande", vive in continua ansia "di essere scoperto", smascherato, ed è anche per questo che critica molto le debolezze altrui, riconoscendole come proprie, e cercando, perciò, di proteggere l’ego a tutti i costi. Quando viene "scoperta", la persona nello stato di Collera eviterà chi l’ha smascherata perché, come dice Nichiren Daishonin: "Un uomo arrogante sarà sopraffatto dalla paura quando incontra un forte nemico"(contenuto in I Dieci Mondi). Dentro di sé percepisce come un vulcano in continua eruzione, la cui lava incandescente distrugge tutto, senza che questa sofferenza sia visibile, né manifesta all’esterno, anzi, spesso, quest’individuo sembra calmo, gentile e corretto.

Proprio perché produce una immensa energia, il mondo di Collera è estremamente potente, trasformato in positivo: possiede la forza e la capacità per combattere l’ingiustizia e, dato che chi vive questa condizione ha "la guerra nel cuore" sa che significa combattere per la pace. Grazie alla coscienza dell’io si può riconoscere la dignità degli altri, invece che dominare, reprimere e manipolare. La Collera può essere il carburante che porta alle riforme sociali e a un governo che agisce veramente per il bene degli altri.

(5) UMANITA’

L’Umanità, in giapponese nin, in sanscrito manyusha, cioè creatura che pensa, è chiamata anche "Tranquillità", ed è una condizione in cui l’individuo si trova come a riposo, in pace: simboleggia la stabilità e la vastità della terra. Secondo Nichikan Shonin, nel Triplice Segreto, "Umanità è la vita sulla terra", per "terra", si intende l’ambiente che ci circonda, cioè la condizione di base degli esseri umani, l’umanità, appunto. Questo perché quando le persone sono veramente tali, sono in pace con sé stesse e con gli altri. Nichiren Daishonin afferma: " La calma è [il mondo di] umanità"(I Dieci Mondi), e un altro testo buddista adduce a questa condizione: intelligenza, eccellenza, acuta consapevolezza, giudizio corretto, saggezza superiore, saper distinguere tra il vero e il falso, capacità di illuminarsi, buon karma passato (che ha permesso di nascere come essere umano). Analizzando il mondo di Animalità si è visto che ciò che distingue gli esseri umani dagli altri animali è lo sviluppo di queste caratteristiche, ma questo non significa che l’uomo sia in grado di farlo, e quando ci si trova in questa impossibilità, siamo nel mondo di Animalità, mentre la capacità di riflessione e di pensare alle conseguenze delle nostre azioni, è vivere in quello di Umanità.

"…che cosa c’è di più bello al mondo che stare alla finestra a guardare la natura, ascoltare il gorgheggio degli uccelli, sentire il sole sulle guance e avere un caro ragazzo fra le braccia? Mi dà un gran senso di pace e di sicurezza sentire il suo braccio attorno a me, sapermelo vicino eppure tacere; non ci può essere nulla di male, perché questa tranquillità è buona…"( Anna Frank, Il Diario, Einaudi, Torino,1986.)

L’Umanità è una condizione neutra, di bene né male, senza alti e bassi, dove non si è preda di passioni o collera, c’è una tendenza al raziocinio più che all’emotività ma, proprio perché è così non marcata, è instabile e difficile da mantenere. Questa condizione sta a metà dei 10 mondi e, per la sua neutralità, si può passare a uno qualsiasi degli altri mondi: per esempio, stiamo guidando e possiamo essere molto tranquilli e pacifici ma qualcuno ci taglia la strada, ed ecco che passiamo nel mondo di Collera, oppure ci comunicano che siamo malati e il nostro mondo si sposta nell’inferno, sempre tranquilli passiamo davanti una pasticceria e la torta, magnifica, in vetrina, fa emergere l’Avidità.

E’ molto difficile rimanere sempre calmi e tranquilli, e potere così avere sempre un’immagine veritiera di noi stessi e dell’ambiente, così, per riuscire a mantenere il più a lungo lo stato di Umanità, è necessario usare al massimo la propria capacità di ragionamento, perché anche se siamo nati come esseri umani non significa che non dobbiamo sforzarci di essere tali: significa solo che ne abbiamo la "possibilità". In questo mondo il Sé deve usare le qualità umane di ragione e consapevolezza per dominare le passioni, nel senso di sentimenti dannosi, come odio, gelosia, rabbia e istinti distruttivi, perché questi stati emotivi e primordiali sono estremamente forti, e basta "uno schiocco di dita" per trovarvisi immersi.

I pericoli dell’Umanità sono la pigrizia, la mancanza di voglia a fare sforzi, la persona che non vuole fare niente per minare una condizione di calma, anche se apparente, non affrontare i problemi per evitare i disturbi che ci si deve assumere, la negligenza, l’apatia, non fare assolutamente niente per cambiare uno status quo, quindi andare d’accordo con tutti, per non dispiacere a nessuno.

La condizione di Umanità fornisce all’individuo l’opportunità di crescere, acquisire esperienza e saggezza, maggiore illuminazione, discernimento e compassione, e questo vuol dire che l’uomo in sé possiede le doti di vivere in pace e serenità, se davvero lo desidera. Alle basi della vita umana ci sono i valori della dignità di ogni forma di vita e il rispetto per essa; si può avere diversi modi di vivere la propria vita e scopi individuali, anche perché la forza dell’esistenza è la diversificazione, ma alla base ci deve essere lo stato di Umanità, perché solo così è possibile condurre una vita degna di questo nome.

Solitamente, siamo inconsapevoli delle attività del nostro corpo, mentre, nell’Umanità, le energie vitali sono molto controllate e spiritualmente ci vogliono molte emozioni represse e forti desideri per minare gravemente questa condizione di stabilità. Si può dire che stare nel mondo di Umanità significa "avere i piedi per terra".

(6) ESTASI

L’Estasi o Cielo, in giapponese ten, nella tradizione indiana è il Regno degli dèi. Nichiren Daishonin lo definisce: "La gioia è [il mondo dell’] estasi"(I Dieci Mondi), mentre Nichikan, nel Triplice Segreto dice:" Gli dèi risiedono nei palazzi"(La Vita Mistero Prezioso). E’ chiamato anche Cielo perché, quando ci troviamo in questa condizione ci sentiamo leggeri e felici da poter toccare il cielo con un dito, tutto va bene, e la sensazione è che niente e nessuno potrebbero turbare questo stato di cose, abbiamo molta energia, il tempo scorre fluido e veloce, siamo felici, con una sensazione acutamente violenta. Nel Buddismo, però, l’Estasi è un tipo di felicità relativa che ha breve durata, come, ad esempio, quando si mangia con molto piacere del cibo che ci piace molto e nel primo boccone sentiamo un fortissimo sentimento di soddisfazione che scema pian piano mentre si continua a mangiare. E’ un tipo di felicità transitoria perché è molto labile e si esaurisce con l’esaurimento del desiderio, e basta il minimo cambiamento di condizioni perché scompaia.

Esistono tre diversi livelli di felicità riguardo all’Estasi: il Mondo dei Desideri, il Mondo della Forma, il Mondo dell’Essere Senza Forma. Il primo, corrisponde ai sei mondi inferiori, ed è il piacere che si prova appagando i nostri sensi e i nostri istinti, come mangiare qualcosa di buono, possedere delle cose, avere potere, ma anche per il drogato riuscire a "farsi", o per l’alcoolista bere a sazietà. Il secondo livello, è paragonabile a quando ci sentiamo bene in salute, ed è una felicità più profonda perché ci rende consapevoli della vita dentro di noi e di trarne il massimo, in senso positivo. Mentre il terzo livello, è dove si vive in modo pieno e creativo, dove si cerca di ampliare la visione della propria libertà, l’autorealizzazione e la creatività: questo viene considerato il modo migliore, perché pervade tutto l’essere.

Nelle scritture troviamo che un giorno nello stato d’Estasi equivale a parecchie centinaia di anni nello stato d’Umanità, e che una vita nell’Estasi dura parecchie centinaia di anni di Estasi: questo perché il flusso vitale nel Mondo d’Estasi è molto veloce e la sua influenza sul mondo esterno è molto grande, poiché, quando si è felici si percepisce il tempo fisico a una straordinaria velocità, nel senso di brevità in cui vi è compressa una grande quantità di energia fisica. Ad esempio, nell’Umanità il tempo fisico corrisponde al tempo interiore, la vita scorre lenta esattamente come la Terra sul proprio asse, mentre nell’Inferno si percepisce il tempo fisico come lento perché siamo come bloccati in un pantano, così, nell’Estasi il tempo sembra volare.

Nichikan Shonin, nel Triplice Segreto, dice dell’Estasi: "Gli dèi risiedono nei palazzi", vale a dire che in questa condizione le persone risiedono nell’ambiente a loro più adatto e non esistono impedimenti al flusso dell’energia vitale, perciò tutti i desideri possono essere soddisfatti. Il problema è che questi palazzi crollano facilmente e, come è scritto nel Sutra del Nirvana, esistono cinque tipi di decadenza nei quali gli dèi, cioè gli esseri umani, tendono a cadere. La ragione è che la nostra società incoraggia e favorisce i desideri e mira a creare individui che vivano prevalentemente nel mondo d’Estasi, visto come condizione di vita ideale: visto che i desideri da soddisfare sono vari e tanti, mentre la soddisfazione è breve.

Un aspetto importantissimo del mondo d’Estasi è che, alla sommità del Mondo dei Desideri, siede il Demone del Sesto Cielo: una caratteristica essenziale di questo demone è quella di privare le persone di energie vitali, spingendole nella sofferenza dell’Inferno, è, cioè, l’essenza del male. Nichiren Daishonin, nel La cura della malattia dice: "La qualità oscura della natura originaria dell’uomo si manifesta nel Demone del Sesto Cielo"(La Vita Mistero Prezioso). Ciò significa che il demone del desiderio è intrinseco alla vita stessa, è un "demone della vita", dove prende il controllo del sé e lo costringe ad agire in modo egoistico ed egocentrico: questo demone che ci possiede non vuole vederci felici, e corrisponde a quella parte di noi che resiste, in negativo, alla possibilità di esserlo. E’ questo che ci spinge a distruggere l’ambiente, ad abusare dell’autorità, a volere potere e fama, soldi e utilità solo per sé: finché l’uomo rimane nel Mondo dei Desideri passa da uno all’altro dei mondi bassi, che sono tutti governati da questo Demone, che, perciò, lo tiene schiavo. E’ come se i demoni succhiassero la linfa vitale, svuotassero l’individuo spiritualmente, lasciandolo nella sofferenza, a tal punto che si ha anche una sensazione fisica di svuotamento, come una mancanza di forze che impedisce di reagire.

L’Estasi si manifesta quando si è innamorati, in senso romantico, quando esiste la convinzione che solo l’amore di un’altra persona ci può salvare e dare un senso alla nostra vita: naturalmente è solo una delle illusioni del Mondo dei Desideri, perché le aspettative nei confronti dell’altro sono di farci vivere sempre in questa condizione, mentre il mondo d’estasi è assai breve e precario.

"…Poi si volse e vide la fanciulla. Scorgendola, la fantasmagoria del suo cervello svanì. Era una creatura pallida, eterea, con grandi occhi azzurri spirituali e una gran copia di capelli d’oro. Della sua foggia di vestire non capì nulla, se non che era meravigliosa quanto lei. La paragonò a un pallido fiore d’oro su uno stelo sottile. Anzi, era uno spirito, una divinità, una dea; tale sovrumana bellezza non era di questa terra. O forse i libri avevano ragione e nelle alte sfere della vita ce n’erano parecchie come lei. Avrebbe potuto benissimo esser cantata da quel tale Swinburne. Forse Swinburne ne aveva in mente una come lei quando aveva dipinto quella ragazza, Isotta, in quel libro là sul tavolo. Tutto questo ammasso di visioni, di sensazioni e di pensieri gli si presentò alla mente in un lampo. Non vi furono pause nella realtà in cui egli si muoveva.."( Jack London, Martin Eden, SuperBur Classici, Rizzoli, Milano, 2000)

Nel mondo d’Estasi è importante la qualità dei propri desideri è anche della soddisfazione che si ricava: se si fatto qualcosa di bello e positivo, oltre che per sé stessi anche per gli altri, il compiacimento lo sarà altrettanto e sarà più un arricchimento che un fine.

I SEI MONDI, dall’Inferno all’Estasi sono raggruppati come I Sei Sentieri dove le persone sono incatenate ai propri desideri e sottoposte all’influenza dell’ambiente, passando da uno stato all’altro, e corrisponde alla maggioranza delle persone. In tutti questi stati non esiste indipendenza.

 

(7) APPRENDIMENTO

(8) ILLUMINAZIONE PARZIALE

"Penso come se nessuno avesse mai pensato prima di me"

(Renè Magritte, citazione contenuta in Magritte di Suzi Gablik, Edizioni Euroclub, Rusconi, Milano, 1989)

Apprendimento o Studio: in giapponese shomon, che significa "ascoltatori della voce", perché, in origine, gli shomon erano quelli che udivano la voce del Budda Shakyamuni quando predicava, perciò, per tradizione, questa condizione è quella del discepolo che ha ottenuto la comprensione ascoltando gli insegnamenti del Budda.

L’Illuminazione parziale, in giapponese engaku, è chi cerca di conseguire l’illuminazione senza gli Insegnamenti del Budda, tradizionalmente riconoscendo i Dodici Legami della Causalità Dipendente, ma non raggiungendo una forma di esistenza più elevata. Si può dire che è una condizione legata all’intuizione o saggezza, legata più ai nostri sforzi personali.

Di solito, pur diversi, questi due mondi vengono considerati insieme perché le distinzioni tra loro non sono così nette. L’Illuminazione parziale è anche chiamata "assorbimento", che è un termine che può essere usato anche per l’Apprendimento: questo perché sono strettamente collegati.

Mentre nei mondi precedenti l’individuo si concentra su quello che lo circonda, in questi due mondi, l’attenzione è spostata verso la propria interiorità, riflettendo e cercando di capire il significato delle cose, e quello della vita umana nel suo insieme: quando esiste una tale predisposizione si è in grado di rifletterla fuori e influenzare l’ambiente. Nell’Umanità si hanno sentimenti positivi come la bontà, l’intelligenza, la tranquillità che, però, servono per mantenere uno stato immobile, come cercare di rimanere a galla nel grande mare della vita, mentre, nello Studio e Illuminazione parziale, si combattono le onde della vita e si riesce a illuminare e comprendere anche le sue profondità. Importanti caratteristiche di questi due stati è la relativa indipendenza dall’ambiente, la liberazione dai meccanismi meschini, la capacità a muoversi indipendentemente, ma in armonia con i fenomeni della vita. Chi studia, o i discepoli di un qualche maestro, sono più avvantaggiati a entrare nel mondo di Studio, ma, in realtà, è una condizione che si apre a chiunque abbia il sincero e umile desiderio di apprendere, mentre ciò che impedisce di farlo, anche a studenti e discepoli è l’eccessivo orgoglio della superiorità della propria conoscenza: quando la motivazione è di conoscere, per aumentare il proprio prestigio personale, per essere superiore, il mondo non è di Studio, ma di Collera. Quando si studia solo per avere un lavoro ben pagato si è nell’Avidità, chi progetta qualcosa facendolo passare per utile per tutti ma che, in realtà, avvantaggia solo sé stesso è nell’Animalità. Un aspetto della condizione di Studio è di considerare quello che si fa come un’ occasione di crescita e sviluppo.

La Parziale Illuminazione si manifesta, all’improvviso, in un individuo in rapporto a qualche fenomeno osservato o sperimentato, e può essere qualsiasi cosa, dalle stelle, a qualcosa che si legge, anche una sciocchezza, ma anche un ricordo, un odore, il semaforo sulla strada, i colori di un manifesto: tutto è un’occasione per approfondire. L’Illuminazione Parziale è, solitamente, una caratteristica degli artisti, scienziati o grandi leader, i grandi pionieri: Newton intuì la forza di gravità terrestre osservando la caduta di una pera, Leonardo progettò prototipi rudimentali di aerei studiando le ali degli uccelli, Michelangelo "vide" il David guardando il grande blocco di marmo scadente; l’individuo in Illuminazione Parziale riesce a cogliere e a vedere oltre, in, e tramite cose, che alla maggior parte degli individui rimangono oscure e anche a lui stesso, fino a quando qualcosa esplode dentro, e una stessa cosa, avuta sotto gli occhi ogni giorno, apre la porta per una verità molto più grande.

Può accadere che chiunque, nel corso della propria quotidianità sperimenti questi stati ma, generalmente, non sono molto comuni, perché la maggior parte degli individui è restìa a sviluppare capacità di introspezione e rielaborazione, mentre è più comune tra artisti, scienziati e pensatori. Non è escluso che chiunque provi queste condizioni, perché i dieci mondi sono presenti in tutti ma sono stati che comportano un impegno maggiore di sviluppo. La felicità di questi due stati vitali è dettata dallo sviluppo della creatività, dalla ricerca in ogni direzione, dagli sforzi fatti per raggiungere un qualche risultato: per il mondo di Studio è aver imparato, l’aver applicato le verità dei libri alla propria vita, per la Parziale Illuminazione è una felicità più grande perché si è raggiunta da soli.

"…E ora prendo commiato da voi e dalla vostra sacra cittadella. Me ne vado a sedermi sulla cima di montagna, ad aspettare altri diecimila anni che vi facciate largo verso la luce. Vorrei solo che per questa sera attenuaste le luci, abbassaste gli altoparlanti. Stasera vorrei meditare un po’ in pace e tranquillità. Per un po’ vorrei dimenticare che v’accalcate intorno al vostro favo da quattro soldi.

Domani potrete completare la distruzione del vostro mondo. Domani potrete cantare in paradiso sopra le rovine fumanti delle vostre città terrene. Stasera però vorrei pensare a un uomo, a un individuo solo, a un uomo senza nome né paese, un uomo che io rispetto e che non ha assolutamente niente in comune con voi: ME STESSO. Stasera vorrò meditare su ciò che io sono." ( Henry Miller, Primavera nera, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1983)

Tutte queste qualità, in teoria, dovrebbero presupporre saggezza, felicità e una vicinanza molto stretta con l’Illuminazione vera e propria ma, invece, è vero esattamente il contrario. Il fatto di sviluppare caratteristiche non comuni fa sì che l’individuo, in questi casi, sviluppi anche una serie di aspetti che lo allontanano dalla vera felicità e la vera Illuminazione: la sua particolarità lo porta ad esaltare la propria importanza e questo non vuol dire che sia palesata, ma può sentirsi interiormente superiore, e ciò lo porta anche all’egoismo. Chi vive in questi stati è, in un certo senso, chiuso in un mondo tutto suo, tutti gli sforzi che fa denotano una forte determinazione e forza di volontà, perciò è portato a fidarsi soprattutto di sé stesso, delle sue capacità, che spesso sono anche dialettiche, ed è, perciò, dominato da forte orgoglio e arroganza: in particolare, la parziale Illuminazione, induce a credere di avere l’unica visione corretta, dettata dall’intuizione, e tende a criticare gli altri, o per il piacere di farlo, o per ribadire la propria superiorità. Questa tendenza fa cadere l’individuo direttamente nel Mondo di Collera: separare sé stessi dagli altri in una torre di superiorità. Quasi sempre questo tipo di persona è dominante e tende ad avere una forte influenza sugli altri, il suo potere può essere manifesto, come molto sottile, dato che riesce a cogliere sfumature sconosciute ai più e questo significa che la sua effettiva superiorità, se impiegata male, può causare seri danni: il ricercatore che fa una grande scoperta d’aiuto all’umanità, la tiene segreta ai colleghi, per poterla presentare a un congresso e ricevere applausi ed onori, i politici che governano le masse per avere il potere, scienziati che possono impiegare la loro intelligenza per il bene degli altri, scelgono, per fama o danaro, di sviluppare armi terribili, come la bomba atomica, ma anche ordigni chimici, batteriologici, bombe create per invalidare e uccidere l’individuo in modo quasi più crudele.

 

La responsabilità morale di questi individui è molto alta, e ne possiedono altrettanta in senso pratico, perciò possono essere davvero pericolosi: "L’esperienza ha vividamente dimostrato che se lasciamo il mondo a coloro che attualmente detengono il potere - politici, ricercatori, tecnocrati, burocrati e uomini d’affari- andremo a finire di certo nei guai, perché queste persone non concedono sufficiente considerazione agli effetti indiretti o ritardati dei loro atti

sui nostri ambienti ecologici e sociali tanto sensibili. Anche gli ingegneri, che nel loro campo realizzano cose splendide, devono essere sottoposti a delle limitazioni" (Aurelio Peccei, in I Dieci Mondi).

 

Quando la persona di questi mondi si esprime al suo massimo in senso positivo, mette sé stesso a servizio degli altri, "donando" qualcosa di sé, quindi apportando grandi benefici, arricchendo di bellezza, cultura e utilità la vita in generale: naturalmente ciò è possibile andando oltre sé stesso,oltre il proprio egoismo e orgoglio.

§

Il Mondo di Studio o Apprendimento e Parziale Illuminazione sono chiamati I Due Veicoli e benché ci siano maggiori capacità intellettive e intuitive, esiste ancora una certa dipendenza da fattori esterni, perché la felicità è relativa e condizionata dall’ambiente.

(9) BODHISATTVA

Il Mondo di Bodhisattva, in giapponese bosatsu, è caratterizzato dalla Jihi, compassione, cioè dal desiderio di aiutare gli altri e sostituire la loro sofferenza con la felicità. Quando la persona si trova in questa condizione fa emergere naturalmente tutte le migliori qualità: intelligenza, saggezza, positività, bontà, generosità, altruismo. In generale l’altruismo è il mezzo migliore e più veloce per il perfezionamento di sé stessi, e per essere più felici e appagati, e per il Bodhisattva non c’è felicità più grande che aiutare e sostenere gli altri: si crea una sorta di identificazione con chi soffre, condividendo il suo dolore, si confonde con e negli altri addossandosi la loro sofferenza. La differenza tra i Mondi di Studio e Parziale Illuminazione e Bodhisattva è che, quest’ultimo, possiede saggezza e apprendimento, ma non le usa per sé, ma per gli altri: "Il Bodhisattva, movendosi tra la gente comune, all’interno dei Sei Sentieri, si umilia ed esalta gli altri, cercando sempre di dirigere il male contro sé stesso e il bene verso gli altri" (Nichiren Daishonin, Causalità nei Dieci Mondi, ne La Vita Mistero Prezioso). Una caratteristica che lo contraddistingue è il coraggio, che gli serve per combattere il male: in uno scritto buddista si arriva a dire che la parola Bodhisattva significa "coraggio".

La parola "Bodhisattva" è composta da bodhi, che vuol dire "la saggezza del Budda" e sattva, "essere cosciente": la saggezza del Budda è la saggezza che il Bodhisattva ottiene agendo totalmente per il bene altrui. Nelle scritture sono descritti Bodhisattva come: Monju= Saggezza,Yakuo(Re della Medicina)= Medicamento, Kannon(Percettore dei i Suoni del Mondo)= Misericordia, Fugen= Cultura, Miroku= Compassione, Myòon(Suono Meraviglioso)= Musica e Arte, Kokuzo(Tesoro dello Spazio)= dimora nello Spazio : ogni loro particolarità è a beneficio degli altri.

Fino alla venuta di Nichiren Daishonin, nel Buddismo, si insegnava che il mondo di Bodhisattva e di Buddità erano molto al di sopra delle persone comuni, le quali potevano diventare Budda solo dopo infiniti eoni (tempo enormemente lungo) di opere compassionevoli come Bodhisattva. Il problema era che si allontanava ancora di più questa legittima aspirazione, descrivendo i Bodhisattva in modo fantastico e non assimilabile alla vita quotidiana: Kannon poteva assumere 33 forme diverse e apparire dovunque per salvare le persone, oppure, Yakuo poteva guarire qualsiasi malattia fisica e spirituale. Erano più o meno come dèi, intesi in senso soprannaturale. Nichiren spiegò che le particolarità di questi Bodhisattva non erano così irraggiungibili, ma erano le rappresentazioni delle straordinarie qualità di ogni comune individuo, che, perlopiù, non sa di possedere. Re della Medicina è la saggezza e la dedizione dei medici, degli infermieri, di chi cerca di alleviare e curare le sofferenze dei malati, Percettore dei Suoni del Mondo sono i vari modi con cui si può esprimere pietà, Suono Meraviglioso è la capacità degli artisti di donare bellezza al mondo.

Ogni persona è dotata naturalmente della qualità del Bodhisattva di poter aiutare, sostenere, ascoltare e incoraggiare: nel Sutra del Loto viene descritto il momento in cui il Budda Shakyamuni, dopo aver predicato la Legge, davanti a un’enorme assemblea composta da ogni tipo di Bodhisattva, spiega che non affiderà a loro il compito di proteggerla e propagarla e, in quel momento da sotto, la terra si apre e ne escono infinite schiere di meravigliosi Bodhisattva, numerosi come la sabbia del fiume Gange, ai quali, il Budda, affida questa missione. Questi Bodhisattva sono chiamati Bodhisattva della Terra e hanno caratteristiche che li rendono diversi dagli altri Bodhisattva: sono più grandi fisicamente, sono "meravigliosi", nobili e fieri, maestosi. Sono più grandi anche come capacità, perché gli altri Bodhisattva, detti "provvisori", possono aiutare le persone tramite le loro capacità, alleviando il dolore, mentre i Bodhisattva della Terra possono insegnare la Legge a chi soffre, dando la possibilità di essere felici: dunque, rendono liberi gli altri.

A capo di questa moltitudine ci sono Quattro Guide, che sono: Jogyo(Pratiche Superiori)= Vero Io, Muhengyo(Pratiche Illimitate)= Eternità, Jyogyo(Pratiche Pure)=Purezza, Anryugyo(Pratiche Salde) = Felicità: le Guide rappresentano le enormi capacità che già esistono nelle persone e la capacità di svilupparle."Secondo la mia interpretazione, la virtù dell’io indica il rafforzamento dell’identità al punto da poter sfidare le difficoltà esterne e trasformarle in opportunità di crescita. Eternità significa una salda convinzione nella vita eterna, unita allo sforzo su di essa fondato di spingersi incessantemente in avanti verso i nostri obiettivi. Il senso dell’eternità rafforza la fiducia che le proprie azioni compassionevoli possano trasformare il nostro ambiente, le nostre circostanze, il nostro paese o persino il mondo intero. Purezza indica una vita pulita e luminosa, in cui il male o gli istinti egoistici non riescono a sviarci. Una vita dedita all’aiutare gli altri invece che a perseguire il proprio interesse proietta una luce di vera saggezza e intelligenza. Felicità significa una gioia di vivere incrollabilmente radicata nella forza vitale del cosmo"(Daisaku Ikeda "La Vita Mistero Prezioso").

Noi possiamo agire da Bodhisattva della Terra nella nostra veste di esseri umani, siamo in grado di dedicarci senza egoismo, togliendo dolore e donando gioia:"In antitesi ai Bodhisattva provvisori, Nichiren Daishonin parla dei Bodhisattva della Terra (jiyu no bosatsu) descritti nel Sutra del Loto. Manifestazioni del Budda definitivo, essi emergono dalla terra per diffondere la Legge del Budda in tutto l’universo. Sono le persone che, nella vita quotidiana di questo mondo, sfidano le forze del male dedicandosi incondizionatamente al bene degli altri e, nello stesso tempo, facendo scaturire l’infinita energia della compassione che è in loro"(ibidem)

Nonostante sia una condizione vitale molto alta, anche questo mondo contiene in sé il suo aspetto negativo, cioè il rischio di sentirsi superiori e condiscendenti verso chi si aiuta: questa non è vera compassione ma carità, quindi mettendosi in una condizione di superiorità e non di servizio. Ed è negativo quando si sa che si può "fare del bene" e non si fa perché "non si ha tempo", oppure trascurare sé stessi, perché il Bodhisattva non è un martire, ma traendo gioia dall’aiutare arricchisce sé stesso, avendo compassione anche di sé.

"…La straordinaria indulgenza che mostrano i Doner non scaturisce da debolezza o da mera compiacenza. Nasce da uno spirito sovrabbondante. Si dirige verso tutto ciò che è capace di svilupparsi, sia esso una pianta, una creatura, un bambino, un artista o un’idea. Nell’obbedire a questo impulso, che li spinge a nutrire e sostenere lo spirito vitale, essi crescono in pari misura e sono nutriti, sostenuti e fortificati proprio dalle forze che hanno scatenato.

Ho detto poco fa che Doner è il tipo che, pregato di fare con te due miglia, ti accompagna per quattro. Questo atteggiamento non è semplice indulgenza. Sì, v’è in esso simpatia e compassione, e una comprensione fuori dell’ordinario. Ma la sua essenza è il rispetto della vita. O forse, semplicemente, il rispetto. Coloro che fanno più di quanto si chiede loro non si esauriscono mai. Solo coloro che hanno paura di dare s’indeboliscono dando. L’arte di dare è una faccenda assolutamente spirituale. In questo senso, l’espressione dare tutto non significa nulla, perché non c’è fondo dove si tratta dell’autentico dare…"(Henry Miller, Big Sur e le arance di Hieronymus Bosch, Einaudi, Torino, 1968)

 

(10) BUDDITA’

La Buddità, in giapponese butsu, è la condizione vitale più alta in assoluto, caratterizzata da altruismo e compassione. Nichiren Daishonin ha scritto:

"La Buddità è lo stato più difficile da dimostrare. Ma poiché possiedi gli altri nove mondi, dovresti credere di avere anche la Buddità. Non permetterti di avere dei dubbi"(citazione contenuta ne I Dieci Mondi di R. Causton, Esperia, Milano, 2004).

Il problema della Buddità è che, anche spiegandola in mille precisi modi, non si riesce ugualmente a farla comprendere, perché è uno stato vitale che può essere compreso solo sperimentandolo:

"E’ la gioia delle gioie…Nascita, invecchiamento, malattia e morte non sono più sofferenze, ma parte della gioia di vivere. La luce della saggezza illumina l’intero universo, distruggendo l’innata natura ottenebrata dall’uomo. Lo spazio vitale della Buddità si unisce e si fonde con l’intero universo. L’io diviene il cosmo e in un solo istante il flusso vitale si estende a comprendere tutto il passato e il futuro. In ogni momento del presente l’eterna forza vitale del cosmo sgorga da un’immensa fonte d’energia" (Daisaku Ikeda,citazione contenuta ne I Dieci Mondi di R. Causton, Esperia, Milano, 2004).

E’ una gioia diversa dal mondo di Estasi, perché non è legata, né condizionata da nessun evento esterno, ma è totalmente indipendente, inoltre riesce a trasformare ogni sofferenza in felicità e si nutre della profonda comprensione del funzionamento della vita, momento per momento: "La Buddità non è una qualità divina che permette di eseguire atti sovrumani o magici come la levitazione; e non è neppure uno stato trascendente, separato dalla realtà quotidiana di questo mondo, in cui si sperimentano una beatitudine e una pace mentali. La Buddità esiste e può essere manifestata solamente qui e ora, tramite le azioni delle persone reali in questo mondo reale. Nichiren Daishonin dice: "Il vero significato dell’apparizione del Signore Shakyamuni Budda sta nel suo comportamento di essere umano. Quant’è profondo!" In altre parole, Shakyamuni non era un dio bensì un uomo, e la Buddità, anche se è il più elevato stato vitale, può essere conseguita da tutte le persone. Così, non c’è fondamentalmente differenza tra un Budda e una persona ordinaria: un Budda è semplicemente una persona comune "risvegliata" alla vera natura dell’io. Come Nichiren Daishonin spiega ancora: "Quando una persona è illusa è chiamata comune mortale, ma una volta illuminata è chiamata Budda". (ibidem)

Il nome "Budda" significa "Illuminato", la sua saggezza si estende all’Universo e a tutta la vita: il mondo di Buddità consiste di una assoluta libertà, il risvegliò alla verità di tutte le cose. Al Budda vengono dati dieci titoli onorifici, che appaiono nel Commentario sui dieci stadi di Nagarjuna, che descrivono le sue virtù:

Tathagata o Nyorai- "Colui che è giunto dalla verità". Si riferisce a qualcuno che è giunto dal mondo della verità. Un Budda incarna la fondamentale verità di tutti i fenomeni, e afferra la legge di causalità che permea il passato, il presente e il futuro. Sta ad indicare che il Budda, in ogni sua azione o parola è unito alla vita cosmica, perciò comprende l’eternità della vita che significa Illuminazione.

Degno di ricevere offerte- Chi merita di ricevere offerte dagli esseri umani e celesti. Le sue azioni sono approvate e sostenute dalla società.

Perfettamente illuminato- Chi è in grado di comprendere correttamente e perfettamente tutti i fenomeni e li considera con eguale compassione.

Di chiara e perfetta condotta- Chi comprende l’eternità di passato, presente e futuro e fa azioni positive dirette alla perfezione. E’ una persona che sperimenta la vita in ogni suo aspetto, in tutte le attività dell’uomo.

Ben andato- Chi è andato nel mondo dell’Illuminazione. Un Budda sa controllare i propri desideri e li usa per fare del bene.

Conoscitore del mondo- Chi ha comprensione di tutti gli affari religiosi e secolari, attraverso la padronanza della Legge di Causalità. Ciò significa che non è un essere staccato dalla realtà, ma la comprende e cerca soluzioni pratiche.

Il più eminente fra gli uomini- Colui che si erge supremo tra tutti gli esseri umani.

Istruttore della gente- Chi istruisce tutte le persone e le guida all’Illuminazione. Cioè li rende capaci di combattere e vincere qualsiasi elemento negativo dentro di loro, per essere liberi.

Maestro degli esseri celesti e umani- E’ un Maestro che può guidare tutti gli esseri sia umani sia celesti. Il Budda possiede la capacità di guidare sia i potenti che le persone comuni, con saggezza e compassione.

Budda, Onorato dal Mondo- Il Budda è dotato di saggezza e virtù perfette e conquista il rispetto di tutti gli esseri viventi. Indica che esso è sostenuto e stimato da chiunque, persone comuni e potenti.

Chi vive la condizione di Buddità non ha un aspetto particolarmente eccezionale, è, invece, una comunissima persona, ma interiormente è come un gigante: le sue intenzioni sono quelle dei Bodhisattva della Terra, cioè condurre una vita generosa, sostenuta dalla forza vitale del Budda e della Terra, che è la Legge Mistica. In questo stato i confini del sé si espandono fino a fondersi con la vita cosmica e si percepisce, in ogni attimo, il flusso della vita: "Nella vita del Budda, ogni istante è eterno, in quanto l’intera forza vitale del cosmo è condensata in ogni momento dell’esistenza. Una persona in stato di Buddità si rende conto a malapena del passaggio del tempo fisico, perché la sua vita è piena e felice in ogni istante, come se la gioia di vivere fluisse incessantemente." (Daisaku Ikeda, "La Vita Mistero Prezioso").

Questa condizione vitale non ha "l’altra faccia della medaglia", ed è, in sé, perfetta: semmai l’unico, vero, problema è la mancanza di consapevolezza del possederla. Se non si è mai sperimentata si stenta a credere nella sua esistenza, dentro, chiunque e qualunque cosa –l’Universo stesso è Budda-, ma essa esiste, e il desiderio del Budda, di chi, cioè, l’ha sperimentata, è che tutti si risveglino a questa "meraviglia", per diventare "Budda di assoluta libertà".

"…Quando gli esseri viventi diventano devoti credenti, dall’animo retto e sincero, e desiderano con tutto il cuore vedere il Budda anche a costo della vita, allora io e l’assemblea dei monaci appariamo insieme sul sacro Picco dell’Aquila. Allora io dico loro che sono sempre qui, che non mi estinguo mai, ma che, in virtù del potere degli espedienti, a volte sembra che io sia morto, a volte no; dico anche che se vi sono esseri viventi in altre terre, rispettosi e sinceri nel loro desiderio di credere, allora io predico la Legge suprema anche presso di loro. Ma voi non avete mai udito queste mie parole, così pensate che io scompaia. Quando osservo gli esseri viventi li vedo annegare in un mare di sofferenze; perciò non mi mostro, facendo scaturire il loro desiderio. Poi, quando i loro cuori bramano la mia venuta, faccio il mio avvento e predico la Legge per loro. Questi sono i miei poteri sovrannaturali. Per asamkhya kalpa sono sempre vissuto sul sacro Picco dell’Aquila e in diversi altri luoghi. Quando gli esseri viventi assistono alla fine di un kalpa e tutto arde in un grande fuoco questa, la mia terra, rimane salva e illesa, costantemente popolata di dèi e di uomini. Le sale e i palazzi nei suoi giardini e nei suoi boschi sono adornati di gemme di varia natura. Alberi preziosi sono carichi di fiori e di frutti e là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio. Gli dèi suonano tamburi celesti creando un’incessante sinfonia di suoni. Boccioli di mandarava piovono dal cielo posandosi sul Budda e sulla moltitudine. La mia pura terra non viene distrutta, eppure gli uomini la vedono consumarsi nel fuoco: ansia, paura e altre sofferenze predominano ovunque. Questi esseri viventi con molte colpe, per il karma creato dalle loro azioni malvagie, trascorrono asamkhya kalpa senza udire il nome dei tre tesori. Ma coloro che praticano vie meritorie, che sono gentili, miti, onesti e retti, tutti loro mi vedranno qui, in persona, intento a predicare la Legge. In certe occasioni io spiego a questa moltitudine che la durata della vita del Budda è incalcolabile, e a coloro che vedono il Budda solo dopo molto tempo spiego quanto sia difficile incontrare il Budda. Tale è il potere della mia saggezza: la sua luce risplende senza limiti. Ho conseguito questa vita che dura da infiniti kalpa come risultato di una lunga pratica. Voi, che siete dotati di saggezza, non dubitate di ciò! Abbandonate ogni dubbio una volta per tutte, poiché le parole del Budda sono vere, non false…" ( Il Sutra del Loto, cap. 16 Durata della vita del Tathagata, esperia edizioni, Milano, rist. 2004)

Il Mondo di Bodhisattva e di Budda sono le due condizioni più nobili, in assoluto, contraddistinte da indipendenza, saggezza e compassione.

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                                       IL MUTUO POSSESSO   

Il concetto di ichinen sanzen inizia con la comprensione del mutuo possesso dei dieci mondi o stati dell’esistenza” (Nichiren Daishonin, “L’apertura degli occhi”, Gosho, vol.1)

Muto possesso, o inclusione reciproca, indica che ognuno dei dieci mondi comprende tutti gli altri. In ogni momento della vita i dieci mondi sono presenti, ma si manifestano uno alla volta, vale a dire che, una condizione prevale, e le altre nove esistono in stato di latenza: continuamente i mondi si susseguono, manifestando ora l’uno, ora l’altro, senza un ordine crescente o decrescente, ma a seconda delle condizioni in cui ci si trova. Questo mette in evidenza che i dieci mondi non sono condizioni statiche ma dinamiche e che, pur diversi tra loro hanno tutti la potenzialità di passare da uno stato manifesto a uno di latenza e viceversa.

Es.

Sto leggendo un libro con molto interesse. Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Illuminazione parz., Bodhisattva, Buddità.

 

Suona il telefono ed è una persona con cui ho un buon rapporto. Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Illuminazione parz., Bodhisattva, Buddità.

La persona mi dà belle notizie. Ciò mi rende felice. Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Illuminazione parz., Bodhisattva, Buddità.

Però mi chiede aiuto per un piccolo problema capitatole, e io cerco di aiutarla. Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Illuminazione parz., Bodhisattva, Buddità.

Mi viene in mente la soluzione adatta. Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Illuminazione parz., Bodhisattva, Buddità.

Ci salutiamo, attacco il telefono e, dal muro, si sente il vicino che picchia col martello, violentemente. Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità, Cielo, Apprendimento, Illuminazione parz., Bodhisattva, Buddità.

 

"I dieci stati da Inferno a Buddità sono attivati dunque dalla nostra relazione col mondo esterno e si manifestano sia nell’aspetto fisico sia nell’aspetto spirituale di ogni nostra attività. All’interno di un singolo individuo i dieci mondi, sebbene siano ovviamente differenti l’uno dall’altro, sono accumunati dal loro potenziale di passare dallo stato latente allo stato manifesto e viceversa.

L’idea del mutuo possesso dei dieci mondi è quindi un concetto che descrive la struttura dinamica della vita con un modello onnicomprensivo. Abbiamo già citato nell’introduzione la spiegazione di questo principio data da Nichiren Daishonin nel Gosho "Il vero Oggetto di culto": "Anche una canaglia senza cuore ama la moglie e i figli perché anche in lui esiste una parte del mondo di Bodhisattva"…Quale dei dieci mondi si manifesterà in un dato momento dipende non solo dalle influenze esterne ma anche dalle proprie tendenze di base. Una data influenza esterna non farà emergere necessariamente lo stesso mondo in due individui differenti. Naturalmente i nostri stati vitali sono in costante flusso, ma guardando da una più ampia prospettiva è sempre stato possibile individuare uno o più mondi sui quali è incentrata la nostra vita e ai quali più spesso ritorniamo; per esempio, la vita di alcune persone ruota attorno ai tre cattivi sentieri, altre fanno la spola tra i sei mondi inferiori, altre ancora sono motivate principalmente dalla ricerca della verità , caratteristica dei due veicoli. Il punto chiave del principio del mutuo possesso dei dieci mondi, che chiarisce la fondamentale eguaglianza e l’infinito potenziale di tutti gli esseri umani, è l’implicazione che ogni singolo individuo possiede il potenziale per elevare le proprie tendenze di base. In altre parole, attraverso continui sforzi nella pratica buddista possiamo gradualmente elevare le proprie tendenze di base fino a stabilire il supremo stato della Buddità come fondamento della nostra vita. Sebbene lo stato di Buddità sia impossibile da descrivere a parole, e persino da immaginare, possiamo pensare a esso come a una condizione di gioia e fiducia assolute che sperimentiamo nel più profondo del nostro essere e che esprimiamo nella nostra vita quotidiana attraverso i nove mondi." (D. Ikeda "I Misteri di Nascita e Morte")

 

I DIECI FATTORI

I dieci fattori sono:

La parola "nyoze" significa "in questo modo" o "come questo" ed è l’entità coerente, immutabile, la natura essenziale della vita: ognuno dei dieci mondi contiene in sé i dieci fattori. Essi permettono di esaminare e comprendere ogni stato transitorio della vita, cioè quelli elementi che ci fanno passare da una condizione ad un’altra.

I primi tre fattori, aspetto, natura, entità, sono un po’ diversi dagli altri, perché riguardano la vita in sé,e sono detti "statici", mentre gli altri riguardano le funzioni della vita, perciò sono chiamati "dinamici" , mentre l’ultimo è diverso da tutti gli altri nove.

Il fattore dell’Aspetto corrisponde alla Percezione Transitoria (ketai).

La Natura Innata corrisponde alla Percezione del Latente (kutai).

L’Entità corrisponde alla vera Percezione della Via di Mezzo (chetai).

Le Tre Percezioni (santai), sono inseparabili e ognuna contiene le altre due.

 

Nyoze-so: Aspetto, il primo dei fattori statici. L’aspetto è la parte fisica e tangibile della vita e comprende anche il corpo, il comportamento. Nichiren Daishonin scrive: "L’aspetto è il corpo. Il secondo volume di "Il profondo significato del Sutra del Loto" (Hokke Gengi, un’opera di Chihi) spiega che ‘l’apparire si manifesta esternamente e si può discernere guardando ’".

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Il riuscire a vedere i corpi non è riferito solo alla percezione ottica ma anche tutto quello che si può fare in conseguenza, come l’analisi scientifica, lo studio di tutte le forme che esistono in natura: anche le onde celebrali si possono comprendere nell’"aspetto".

Nyoze-sho: Natura, secondo fattore statico. Considera tutto ciò che non è tangibile, come pensieri ed emozioni, carattere e saggezza, perciò rappresenta la mente. Nichiren Daishonin, nel suo trattato "Tremila Mondi Possibili in ogni Momento della Vita", spiga: "La Natura Innata è eterna e inalterabile" e nel secondo volume di "Il profondo significato del Sutra del Loto": "La Natura Innata è eterna e inalterabile". Questo significa che, anche se la mente e lo spirito di una persona cambiano a seconda dell’esperienza e dell’ambiente, esiste qualcosa che rimane costante e inalterato e si riferisce alla sua individualità. Esiste in ognuno qualcosa che lo differenzia dagli altri, che definisce la sua personalità e questo qualcosa è l’elemento immutabile , senza cui la persona non sarebbe sé stessa.

Nyoze-tai: Entità, terzo fattore statico. E’ un fattore che include l’aspetto e la natura, ed è, quindi, l’essenza della vita. Nichiren Daishonin spiega: "L’entità è la totalità di noi stessi". L’entità non esiste separata dalla nostra vita, ma interno ad essa, e ne comprende gli aspetti fisici e spirituali. Quando il Daishonin dice: "L’entità è la combinazione del nostro corpo e della nostra mente", non si riferisce solo all’unione di due elementi, ma alla funzione che li integra facendoli diventare una cosa sola, l’entità: la mente e il corpo sono indissolubilmente legati.

Nyoze-riki: Potere, primo dei fattori dinamici. Nichikan Shonin, nel suo "Insegnamenti del Triplice Segreto" scrive: "Il potere è la capacità di agire in ognuno dei Dieci Mondi", ciò si riferisce alla capacità della vita di vivere, alla forza interiore, l’energia vitale connaturata alla vita stessa. Nel potere confluiscono l’energia fisica e mentale: l’energia mentale è composta dall’affettività, la voglia di vivere, la capacità di percepire la verità, la compassione. Il potere si riferisce anche alla direzione di ogni cambiamento dei fenomeni: "Nel mondo di Inferno, una persona ha poche forze stimolanti, e il suo potenziale è diretto principalmente contro la propria vita. Questo non è un potenziale creativo, ma un potenziale che porta alla morte. Nei mondi di Avidità e di Animalità, l’energia fisica è notevole e si esprime sotto forma di desideri istintivi; nel mondo di Collera la forza si manifesta come desiderio di potere; nei mondi di Umanità e di Estasi il potere appare in forma di coscienza e di ragione, mentre nei mondi di Studio e di Parziale Illuminazione si manifesta come un giudizio superiore o come intuizione. Nei mondi di Bodhisattva e di Buddità, tutto il potere si carica di compassione. La forza vitale si manifesta in modi compatibili con i Dieci Mondi della nostra vita immutabile".

Nyoze-sa: Azione, secondo fattore dinamico. L’azione o influenza è la concretizzazione del fattore precedente, il potere, e sono, tra loro, inseparabili. Il potere manifesto, nell’azione, può dare risultati sia negativi che positivi: alle volte il potere è forte, ma l’azione è debole, oppure il contrario. Molto importante è comprendere che il karma si forma con pensieri, parole e azioni, quindi, a seconda di ciò che "intendiamo" in potenza, di conseguenza si manifesterà in concreto e, secondo la Legge di Causa-Effetto ad ogni azione negativa corrisponde una reazione parimenti e viceversa. Nichikan Shonin sempre nel "Insegnamenti del Triplice Segreto" dice: "L’influenza è l’uso del pensiero, della parola o dell’azione per creare il bene o il male".

Nyoze-in: Causa, terzo fattore dinamico. Chih-i in "Grande concentrazione e discernimento (Maka Shikan)": "La causa interna è ciò che fa insorgere l’effetto latente. Viene anche chiamata karma". Mentre Nichikan Shonin scrive negli "Insegnamenti del Triplice Segreto": "Che un secondo pensiero sia buono o cattivo dipende dal fatto che il primo fosse buono o cattivo. Il primo pensiero è una causa radicata o causa interna, e il secondo pensiero è l’effetto radicato o effetto latente". Significa che un’azione che compiamo adesso ha, nel futuro, un effetto ma, sia la causa passata che l’effetto futuro, in realtà sono contemporanei nel presente. Ogni effetto che si manifesta nella nostra vita, dunque, dipende esclusivamente da noi.

Nyoze-en: Causa esterna o Relazione, terzo fattore dinamico. Si riferisce alle condizioni ambientali che attivano la causa interna: ciò intende che la vita è strettamente legata al suo ambiente. "Per fare un esempio molto semplice, se qualcuno vi colpisce e voi reagite colpendolo, il primo colpo è uno stimolo che porta al secondo, ma non è la causa ultima. Potete sostenere di aver colpito quella persona perché questa vi ha colpito, ma in realtà l’avete colpita perché voi siete voi. La causa reale è dentro di voi, pronta a essere attivata da una causa esterna. La causa esterna ha una duplice natura. Per un aspetto, agisce sull’uomo dall’esterno, per un altro, fa parte della forza vitale interiore di una persona. Viene trasformata in esperienza e condiziona successive reazioni a stimoli simili. Diventa, in breve, un elemento nella causa interna di ogni essere umano".(D. Ikeda, La Vita Mistero Prezioso)

Nyoze-ka: Effetto latente, quarto fattore dinamico. La causa interna e l’effetto latente esistono contemporaneamente, in apparenza sembrano divisi, perché separati da un intervallo di tempo, ma dentro un pensiero, un’intenzione, si forma già la conseguenza di ciò che accadrà. "…se provate avversione per qualcuno, questa avversione produce un cambiamento nella vostra vita. Entra nell’accumulo della vostra causa interna e contemporaneamente fa nascere un effetto latente. Se quella persona vi colpisse, probabilmente restituireste il colpo, in quanto l’effetto latente dell’avversione già sussiste ed è in attesa di mettersi in moto. Non c’è modo di sapere quando un effetto latente diventerà manifesto. Una volta formatosi, rimane dentro di noi fino a che la causa interna viene provocata da uno stimolo esterno"(ibidem)

Nyoze-ho: Effetto Manifesto o Retribuzione, quinto fattore dinamico. Negli "Insegnamenti del Triplice Segreto" si trova: "L’effetto manifesto, che sia buono o cattivo, è una reazione visibile alla causa interna e all’effetto latente". La causa esterna non crea da sé l’effetto manifesto, ma attiva la causa interna che, insieme all’effetto latente, produce l’effetto manifesto.

L’effetto manifesto fa parte del mondo fisico e contiene gli elementi di spazio-tempo, perciò, in apparenza si avverte un lasso di tempo tra il risveglio della causa interna e la sua manifestazione concreta ma, in realtà, l’effetto manifesto appare nello stesso momento della causa. E’ difficile percepirlo perché deve crescere, in senso spirituale, quindi passa un po’ di tempo prima di essere pronti a riceverlo. La Legge di Causa-Effetto può essere compresa solo spiritualmente mentre l’effetto manifesto è chiaramente visibile. La Causa interna, la causa esterna e l’effetto latente sono inseparabili perché la mente e il corpo lo sono.

Nyoze-honmakukyoto: Coerenza dall’inizio alla fine. Negli "Insegnamenti del Triplice Segreto" è scritto: "L’aspetto è l’inizio e l’effetto manifesto la fine. La coerenza dall’inizio alla fine è la totalità dei fattori".

 

TRE REGNI

 

 

(1) Regno dei Cinque Aggregati (o Cinque Componenti).

(2) Regno degli Esseri Senzienti.

(3) Regno degli Esseri Insenzienti o Regno dell’Ambiente

I Cinque Aggregati: Go-on seken.

Sono: FORMA (shiki), PERCEZIONE (ju), CONCEZIONE (so), VOLIZIONE (gyo), CONSAPEVOLEZZA (shiki).

"On significa ‘aggregato’ e il primo aggregato è la forma, che è tutto ciò che i sensi percepiscono. Il secondo è la percezione, che significa accettare o prendere qualcosa dentro di Sé. Il terzo è la concezione, che secondo il Kusha-ron, è ‘la formazione di un’immagine mentale’. Il quarto è la volizione, che significa ‘agire’. Il quinto è la consapevolezza, che significa ‘discernimento’. Il quinto volume di Grande concentrazione e discernimento (Maka Shikan), citando da Nagarjuna nel Jujubibasha-ron, dice:’Prima c’è la consapevolezza che è discernimento; poi la percezione che è l’atto di accettare; la concezione è la formazione di un’immagine; la volizione è decidere se accettare o no; la forma viene avvertita attraverso l’opera della volizione’"(Nichiren Daishonin, "Tremila Mondi Possibili in ogni Momento della Vita")

 

FORMA: E’ la materia e tutto ciò che è fisico nella vita. Si riferisce al corpo e ai cinque sensi, e alle azioni

materiali che si compiono.
PERCEZIONE
: Significa ricevere qualcosa di esterno, nella mente, e la capacità di rielaborare queste

informazioni.
CONCEZIONE
: E’ la formazione di un’immagine mentale ed è, cioè, il formarsi di idee e giudizi su ciò che

abbiamo percepito ed elaborato.
VOLIZIONE
: E’ la volontà, le decisioni che si prendono in conseguenza a ciò che abbiamo percepito e giudicato.
CONSAPEVOLEZZA
: Integra tutti gli altri fattori e ha la funzione di dare un significato alla vita.

 

I fattori sono elencati in successione ma, in realtà, sono tutti intrecciati.Il primo fattore riguarda la materia, mentre gli altri quattro si riferiscono ad aspetti spirituali. Rappresentano l’individualità.

"I cinque aggregati spiegano l’unicità di una persona e il diverso modo di interpretare la realtà e di agire nei confronti di questa, vale a dire la personalità individuale. Ogni essere vivente, nel momento stesso del suo concepimento, viene dotato di una serie di caratteristiche fisiche e spirituali che sono frutto del karma accumulato, e i cinque aggregati rappresentato gli strumenti con cui lei o lui da quel preciso istante comincerà a reagire con la vita. Ma negli "Insegnamenti del triplice Segreto" si afferma che "la fusione temporanea dei cinque aggregati dà vita a quello che è chiamato essere senziente", dove con il termine "temporanea" ci si riferisce al fatto che l’Io non esiste in modo assoluto, bensì esprime e manifesta sé stesso con un’infinita varietà di attività mentali e fisiche che sono il frutto degli infiniti modi diversi con cui i cinque aggregati si assemblano"

"A volte soffriamo la fame e la sete del mondo di Avidità per cinquecento esistenze, senza neanche poter ascoltare il nome dei cibi e delle bevande. Altre volte subiamo la sofferenza delle ferite e uccisioni del mondo di Animalità, in cui il più grande divora il più piccolo e il debole è sopraffatto dal più forte. A volte subiamo la sofferenza dei conflitti e delle lotte nel mondo di Collera; altre volte nasciamo come esseri umani e passiamo attraverso le otto sofferenze di nascita, vecchiaia, malattia, morte, la sofferenza di doversi separare da chi si ama, di incontrare chi si odia, di non ottenere ciò che si desidera e la sofferenza che deriva dalle cinque componenti del corpo e della mente" (N. Daishonin, vol. 7, Buddismo e Società, n.104, bimestrale)

Il Regno degli Esseri Senzienti: shujo-seken.

Naturalmente il Regno dei Cinque Aggregati è legato al Regno degli esseri senzienti, in quanto: "Il Mondo degli Esseri Senzienti è il nome che si dà al mondo degli esseri senzienti nei Dieci Mondi. La fusione temporanea dei Cinque Aggregati dà vita a quello che è chiamato essere senziente. L’essere senziente più elevato si trova nello stato di Buddità e per questo motivo Il Trattato sui Sutra della Saggezza (Daichidoron) dice: ‘L’essere senziente che non ha nulla al di sopra di sé è il Budda’". (Nichikan Shonin"Insegnamenti del Triplice Segreto")

Rappresenta il mondo degli esseri viventi, esclusi gli alberi, le piante, i sassi. E’ l’insieme degli individui, cioè la società: visto che ogni individuo è composto dai Cinque Aggregati, la società è composta da un’insieme di individui che incontrandosi e scontrandosi continuamente, si condizionano reciprocamente.

Il Regno degli Esseri Senzienti è anche detto "regno solo nel nome", perché gli esseri viventi possono esprimersi solo in relazione agli altri esseri viventi: l’individuo esiste nella relazione.

Il Regno degli Esseri Insenzienti o regno dell’Ambiente: kokudo seken.

Negli "Insegnamenti del Triplice Segreto"(Nichikan Shonin) è scritto: " Il Regno dell’Ambiente è il luogo dove vive la gente nei Dieci Mondi". Secondo il Buddismo, la differenza tra esseri senzienti e insenzienti sta nei cinque aggregati: questi sono presenti tutti e cinque negli esseri senzienti, mentre negli esseri insenzienti è presente solo la forma, mancando degli altri quattro. Ma tutti, senzienti e insenzienti, possiedono la natura di Budda.

"Persino le piante, le montagne e i fiumi possiedono la natura di Budda" (Duemilauno n.77, rivista)

Il Buddismo, anche se seleziona per categorie, non concepisce nessun aspetto della vita disgiunto l’uno dall’altro, ma tutto si muove senza soluzione di continuità: il Regno dell’Ambiente è il mondo fisico dove

vivono tutti gli esseri viventi. I Cinque Aggregati interagiscono costantemente tra loro, e gli esseri viventi

si manifestano l’uno in funzione dell’altro. Parimenti tutti gli esseri viventi e l’ambiente sono legati in modo

indissolubile: a ogni essere vivente corrisponde un ambiente dove possa esprimersi, ed è il principio di

esho funi, inseparabilità di vita e ambiente.

Ogni stato vitale ha il suo ambiente, negli "Insegnamenti del Triplice Segreto"(Nichikan Shonin) si dice: "L’Inferno è la dimora di ferro incandescente e la Fame è un luogo posto cinquecento yujin sotto il mondo umano, gli esseri nello stato di Animalità vivono nell’acqua, nella terra e nell’aria, la Collera si trova o sulla spiaggia o sul fondale, l’Umanità è la vita sulla terra e l’Estasi è la vita in un palazzo, coloro che si trovano nello stato di Studio o di Parziale Illuminazione vivono in un mondo transitorio, i Bodhisattva vivono in un mondo di ricompense effettive e i Budda nel mondo eterno ‘illuminato’".

L’ambiente dell’Inferno raffigura la profonda angoscia e la prostrazione della sofferenza, l’Avidità è oppressione di non poter soddisfare i propri desideri, l’Animalità la lotta per il territorio, la Collera è il conflitto interiore, l’Umanità è la stabilità, l’Estasi la grande energia che deriva dalla soddisfazione dei desideri, l’Apprendimento e Parziale Illuminazione hanno la capacità di cambiare il loro ambiente, Bodhisattva la dedizione all’altro e Buddità la perfetta armonia del Tutto- La Legge Mistica.

"Nel Buddismo […] gli esseri umani e tutti gli esseri viventi, senzienti e non, sono uguali fra loro dal punto di vista della essenza della vita. Il che porta dalla classica, per lo più superata, visione ambientale antropocentrica, a una visione bio-centrica in linea con le più recenti linee di pensiero ecologiche. Una delle immagini del Sutra del Loto, infatti, è quella della pioggia compassionevole che cade ovunque, dando nuova linfa vitale alla terra, alle piante, agli alberi. Si tratta di un omaggio alla diversità e ricchezza degli esseri umani e degli altri esseri senzienti e non senzienti che, tutti indistintamente, manifestano il supremo valore della vita contribuendo all’armonia del mondo. In base alla teoria dei tre regni dell’esistenza, infatti, il Buddismo individua le cause degli squilibri del nostro ambiente naturale nel singolo individuo, nei suoi pensieri, nei suoi valori, nel suo comportamento, con effetti che influiscono sull’ambiente sociale, quindi sull’ecosistema, e che da qui si ritorcono nuovamente sulla società e su tutti gli esseri viventi. Viceversa, ripartendo da una profonda rivoluzione del sé, è possibile costruire una contro tendenza che produca effetti a catena opposti e contrari. Una reazione di effetti a catena che abbiano la loro origine in una sola causa: la consapevolezza di poter legare il proprio cambiamento individuale a una radicale, per quanto complessa, trasformazione della realtà. Negli Insegnamenti del triplice segreto (Nichikan Shonin) è spiegato che:

"L’universo intero è contenuto in ogni vita, in ogni momento della sua esistenza. Viceversa, ogni momento di vita permea in continuazione l’intero universo. Ogni istante di vita è un granello di polvere che contiene gli elementi di tutti i nove mondi dell’universo. E’ una goccia d’acqua la cui essenza non differisce minimante dall’essenza dell’immenso oceano". (Buddismo e Società n.104, bimestrale)

 

Esho Funi

 

BIBLIOGRAFIA.

Daisaku Ikeda, La Vita Mistero Prezioso, Sonzogno Tascabili, Milano, X ed. 2001.

Daisaku Ikeda, I Misteri di Nascita e Morte la Visione Buddista della Vita, esperia, Milano, 2000.

Richard Causton, I Dieci Mondi introduzione al Buddismo di Nichiren Daishonin, esperia, Milano, 2004.

Richard Causton, La Legge Meravigliosa introduzione al Buddismo di Nichiren Daishonin, 2004.

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John Steinbeck, Furore, Bompiani, Milano, 1940.

Anna Frank, Il Diario, Einaudi, Torino,1986.

Jack London, Martin Eden, SuperBur Classici, Rizzoli, Milano, 2000.

Suzi Gablik, Magritte, Edizioni Euroclub, Rusconi, Milano, 1989

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Henry Miller, Big Sur e le arance di Hieronymus Bosch, Einaudi, Torino, 1968.

Il Sutra del Loto, esperia edizioni, Milano, rist. 2004.

Buddismo e Società n°104, 2004, Bimestrale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

Buddismo e Società n° 105, 2004, Bimestrale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

Duemilauno n°77, rivista dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

Gli Scritti di Nichiren Daishonin, vol.IV,1996.

 

 

IMMAGINI.

Le immagini sono elencate dal titolo. Alcune sono  state modificate dall’originale.

Alberto Burri, SZ 1, part., 1949, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, La Grande Storia dell’Arte, Il ‘900-2.parte, Il Sole 24 ore-E-ducation.it, Firenze, 2005.

Michelangelo Buonarroti, Giuliano De’ Medici, 1521-31, part., Firenze, Sagrestia Nuova di San Lorenzo, Michelangelo-Tutte le opere, Edizione riservata ai Musei e Gallerie Pontificie,1984.

W.Holman Hunt, Il risveglio della coscienza, 1853-54, Londra, Tate Gallery, ArtDossier, I Preraffaelliti, inserto redazionale allegato al n°5, settembre 1986, Giunti, Firenze.

Diane Arbus, Puerto Rican woman with a beauty mark, N.Y.C., 1965, Diane Arbus- American, 1923-1971, a Portfolio of 28 Photographs, sito www.ocaiw.com.

Pino Pascali, Labbra Rosse, part., 1964, Nantes, Musèe des Beaux-Arts, La Grande Storia dell’Arte, Il ‘900-2.parte, Il Sole 24 ore-E-ducation.it, Firenze, 2005.

Jannis Kounellis, Cavalli, part., 1969, Collezione privata, La Grande Storia dell’Arte, Il ‘900-2.parte, Il Sole 24 ore-E-ducation.it, Firenze, 2005.

Alberto Burri, Rosso Plastica, part.,1964, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, La Grande Storia dell’Arte, Il ‘900-2.parte, Il Sole 24 ore-E-ducation.it, Firenze, 2005.

Jack Vettriano, Mad Dogs, per concessione Portland Gallery, London Design, The Art Group Limited, London, sito www.it.easyart.com.

Jack Vettriano, Back where you belong, per concessione Portland Gallery, London Design, The Art Group Limited, London, sito www.it.easyart.com.

Sandro Botticelli, La Primavera, part., 1445-1510, L’opera completa del Botticelli, Classici dell’Arte  Rizzoli, Rizzoli Editore, Milano, 1978.

Sandro Botticelli, La Primavera, part., 1445-1510, L’opera completa del Botticelli, Classici dell’Arte  Rizzoli, Rizzoli Editore, Milano, 1978.

Renè Magritte, Falso specchio, part., 1928, New York, Museum of Modern Art, Corriere della Sera, giovedì 5 Gennaio, 2006.

Diane Arbus, Untitled, 1970-1971, Diane Arbus- American, 1923-1971, a Portfolio of 28 Photographs, sito www.ocaiw.com.

Michelangelo Buonarroti, David, part., 1501-’04,Firenze, Galleria dell’ Accademia, Michelangelo-Artista-Pensatore-Scrittore, Istituto Geografico Agostini, Novara, 1980

Jackson Pollock, White light, part., immagine tratta dalla rivista perMe, aprile 2006.

Edward Hopper, Stanze sul mare, 1951, New Haven, Yale University Art Gallery, Hopper, I Classici dell’Arte-Il Novecento, Rizzoli /Skira-Corriere della Sera, 2004.

Diane Arbus, Girl with cigar in Washington Square Park, N.Y:C., 1965, sito www.robertkleingallery.com.

Albrecht Durer, Madonna degli Animali, part,Vienna, Albertina, Classici dell’Arte Rizzoli, Milano.

Cindy Sherman, Untitled, 1980, #77, catalogo Mazzotta della mostra al PAC, Milano,1990.

Hugo Van Der Goes, Trittico Portinari, part., 1475 c., Firenze, Uffizi, I Maestri del Colore, Fratelli Fabbri Editore, Milano.

Hugo Van Der Goes, Adorazione dei Magi, part., 1480 c., Berlino, Staatliche Museum, I Maestri del Colore, Fratelli Fabbri Editore, Milano.